GLI SCENARI DELLA CRISI

L'edilizia altoatesina soffreI costruttori: "Terreni troppo cari"

Il collegio edile chiede di fermare gli aiuti pubblici all'Ipes e alle cooperative, che provocano un aumento dei prezzi delle aree edificabili



BOLZANO. Basta con i privilegi per Ipes e cooperative sui costi dei terreni, perché sono questi che distorcono il mercato della casa. Lo dice il collegio dei costruttori, che assicura che a parità di condizioni i privati potrebbero mettere sul mercato alloggi a prezzi convenienti e far ripartire il settore.
 I costruttori sono i primi ad ammetterlo: «In Alto Adige i prezzi delle abitazioni sono saliti alle stelle». Con la crisi diventa anche difficile venderli, prova ne sono i tanti alloggi invenduti a Firmian, dove ci sono interi palazzi che non sono ancora stati completati perché i cantieri sono fermi da tempo. «La spiegazione - dice il presidente del collegio dei costruttori Thomas Ausserhofer - sta tutta nell’alto costo dei terreni per i privati. I proprietari fanno delle vere e proprie aste e il prezzo per le aree si riflette inevitabilmente su quello delle case. In un periodo di crisi come questo, però, molti non riescono a pagare quei prezzi e gli alloggi restano invenduti. A quel punto è meglio aspettare».
 La crisi. L’edilizia è in difficoltà. Imprese fallite, posti di lavoro persi, cantieri fermi. Il collegio edile non è rimasto fermo e ha istituito un gruppo di lavoro per individuare delle soluzioni per rilanciare l’intero settore. Il problema di fondo, così la conclusione a cui sono arrivati gli imprenditori, è il costo dei terreni: «L’edilizia agevolata compra a 200-250 euro al metro quadrato, noi paghiamo anche dieci volte tanto», si lamenta Ausserhofer. Il suo vice, Roberto Caser, aggiunge: «Non siamo noi gli speculatori, semmai sono i proprietari dei terreni che sfruttano le poche aree a disposizione per spuntare prezzi astronomici».
 La proposta. Per uscire dalla crisi, bisogna eliminare il fattore che penalizza i privati. «Questo significa garantire un accesso uguale per tutti alle aree edificabili», dicono i costruttori. L’approccio dovrebbe essere quello usato in Veneto o in Tirolo: «Lì - spiega Ausserhofer - l’agevolazione non viene fatta sul terreno, ma direttamente sulla casa. La politica fissa il prezzo massimo al quale si può vendere l’alloggio, poi è il mercato a decidere se a costruire sono i privati, le cooperative o l’ente pubblico. «Parliamoci chiaro: a costruire siamo sempre noi. Quindi la differenza di prezzo tra edilizia pubblica e privata non è sul costo di costruzione, che è sempre di 1.800-2.000 euro al metro quadro per un edificio CasaClima B. Se anche noi avessimo le stesse condizioni dell’ente pubblico, potremmo vendere gli alloggi a prezzi migliori. E allo stesso tempo si rilancerebbe il mercato delle locazioni».
 Il ceto medio. Il collegio edile non nasconde le proprie perplessità riguardo al piano straordinario che prevede la realizzazione di mille alloggi per il ceto medio. «L’emergenza casa non può essere affrontata con programmi straordinari, serve una soluzione strutturale e questa non può che essere data dal riequilibrio tra edilizia agevolata ed edilizia privata», sostiene Caser. Ausserhofer invece parla delle agevolazioni edilizie: «Giusto mantenere quelle per la fascia di reddito più bassa e giusto anche prevedere dei vincoli per chi usufruisce di un alloggio Ipes o riceve un contributo pubblico per la costruzione o l’acquisto. Si dovrebbe però introdurre anche una nuova forma di finanziamento, quella del risparmio edilizio (il “Bausparen”, molto diffuso in Austria, prevede per i giovanissimi la possibilità di aprire un deposito risparmio sfruttando la rivalutazione per ammortizzare le rate del mutuo casa, ndr). Via anche la convenzione perenne per chi acquista senza usufruire dei contributi pubblici: il vincolo non dovrebbe superare i dieci anni».













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