l’orchestra regionale haydn al festival di musica sacra

Leluschko, una voce dalle agilità vertiginose

BOLZANO. L’impronta solare della musica di Haendel che caratterizzava gli esordi del Festival Regionale di Musica Sacra (il grande oratorio Israele in Egitto, ma anche l’Ode a Santa Cecilia nonché lo...


di Annely Zeni


BOLZANO. L’impronta solare della musica di Haendel che caratterizzava gli esordi del Festival Regionale di Musica Sacra (il grande oratorio Israele in Egitto, ma anche l’Ode a Santa Cecilia nonché lo strumentalismo dei concerti per organo) sembrava attraversare il tempo e stendere la propria luce anche sul primo programma offerto – per una consuetudine avviata sin dalla prima edizione della manifestazione, ben 41 anni or sono - dall’Orchestra Haydn, proposto dapprima a Trento (chiesa del Seminario Minore) e quindi all’Abbazia di Novacella e presso la Chiesa parrocchiale di San Paolo), seguendo gli itinerari trentino-atesini caratteristici dell’iniziativa.

La locandina sembrava infatti dedicarsi alla «leggerezza», avviandosi con la scattante Sinfonia n. 37, composta nel 1788 da Michael Haydn, fratello minore del più celebre Franz Joseph (ed autore di ben 46 numeri sinfonici), subito raccolta dalla bacchetta di Giampaolo Bisanti ed accolta dall’orchestra all’insegna di una felice trasparenza, di fraseggi articolati e dinamiche appropriate, giustamente trasferite quindi allo Schubert della Quinta Sinfonia, caratterizzata da un linguaggio aggraziato e sorridente, un linguaggio dimentico momentaneamente di turbolenze romantiche per verginee fragranze in odore di restaurazione piccolo-borghese (s’era non per caso, nel 1816).

Nitidi e spumeggianti risaltavano così i profili melodici del primo movimento, rustico ma senza pesantezza il Minuetto, brioso e trascinante il finale.

Alla sensibilità di Bisanti non sfuggiva quindi la breve svolta drammatica della serata affidata al drammatico do minore d’apertura dell’aria «Tra le oscure ombre funeste» tratta dal Davide Penitente di Wolfgang Amadeus Mozart, che presentava al numeroso pubblico radunato nella Chiesa del Seminario Minore nel capoluogo trentino la voce del soprano tedesco Meike Leluschko, in linea con le esigenze di una scrittura ben presto pronta ad abbandonare le selve tenebrose per la gioia divina di agilità vertiginose, proposte con trascinante abilità.

Un clima entusiasta ribadito quindi nel Motetto Exultate Jubilate K 165, composto dal salisburghese a Milano durante il terzo viaggio in Italia e, sia pur nello stile sinfonico degli spessori strumentali, debitore a quel tripudiante virtuosismo barocco collegato ai conclusivi alleluia, riallacciando dunque il filo haendeliano promosso dall’edizione presente del Festival.

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