Manovra in Alto Adige: aumenticongelati ai dipendenti provinciali

"Abbiamo bloccato le trattative in attesa di fare chiarezza - spiega l’assessore provinciale al personale Thomas Widmann - e la speranza è quella di poter riprenderle presto. Realisticamente sarà però molto difficile"



BOLZANO. Trattativa ancora aperta sui tagli al bilancio, ma poche speranze di evitare il congelamento degli aumenti dei dipendenti provinciali. Questo il punto della situazione relativo alle conseguenze che la manovra da 24 miliardi del governo avrà sull’Alto Adige.
 Tutti in attesa del testo definitivo del decreto legge della manovra decisa dal governo, ma una cosa pare ormai chiara: se sarà confermato il blocco degli aumenti ai dipendenti pubblici, questo interesserà anche i 34 mila provinciali. «Abbiamo bloccato le trattative in attesa di fare chiarezza - spiega l’assessore provinciale al personale Thomas Widmann - e la speranza è quella di poter riprenderle presto. Realisticamente sarà però molto difficile. Abbiamo già avuto una situazione analoga a questa nel 1992: allora la Provincia aveva deciso di andare per conto proprio. Ma la nostra legge fu impugnata e dovemmo tornare indietro applicando la normativa statale. Fino a metà giugno, quando ci sarà un testo definitivo sul quale ragionare, è difficile fare previsioni, ma con ogni probabilità dovremo adeguarci anche in questo caso».
 Sui possibili tagli al bilancio provinciale - per il 2011 si parla di una cifra compresa tra i 60 e gli 80 milioni di euro - domani in giunta relazionerà l’assessore alle finanze Roberto Bizzo: «L’errore di fondo di questa manovra - afferma - è che si prevede una misura indifferenziata per tutti. Ma la Provincia di Bolzano è una realtà virtuosa, non ha bisogno di ridurre il proprio debito perché non ne ha. Vincolare le nostre uscite con un nuovo patto di stabilità e quindi ridurre le nostre uscite, non farebbe altro che aumentare l’avanzo di bilancio costringendoci a bloccare investimenti, servizi o stipendi. Una manovra di questo tipo in un momento di crisi, dove l’economia ha urgente bisogno di fondi freschi, è del tutto sbagliata, ci impedisce di crescere come vorremmo». La Provincia di Bolzano e quella di Trento hanno già elaborato un apposito emendamento che sarà portato avanti dai parlamentari regionali: «Quello che chiediamo - prosegue Bizzo - è che nelle nostre due Province non si applichi il patto di stabilità e che si prenda invece in considerazione l’accordo sottoscritto il 30 novembre con i ministri Calderoli e Tremonti con il quale abbiamo già rinunciato di fatto a minori entrate per circa 800 milioni». In sostanza, Trentino e Alto Adige cercheranno di far passare il messaggio che le due Province autonome hanno già dato, forti anche del fatto di essere gli unici enti locali ad aver già siglato l’accordo relativo al federalismo fiscale. Se questa linea non passerà, allora Bolzano dovrà contribuire ai risparmi statali per 80 milioni. Un sacrificio economico che da solo si potrebbe anche sostenere (si tratta di una cifra pari a circa l’1,5% del bilancio provinciale), ma che aggiunta alle rinunce fatte con l’accordo di Milano e ai minori introiti fiscali derivanti dal rallentamento dell’economia (altri 80 milioni circa) rischia di appesantire molto il bilancio provinciale.
 

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