Mobbing: boom di casi in Provincia

Già 60 casi nel 2011: poche denunce, sempre più segnalazioni



di Davide Pasquali

BOLZANO. «Mobbing - Tu distruggi». «Mobbing - Quello che fai». «Mobbing - Tu lo permetti». «Mobbing - Cosa, se tu fossi il prossimo?».
Sono gli slogan in calce a quattro manifesti elaborati dalla facoltà di design della Lub e affissi in queste settimane nei palazzi provinciali. Scritti in calce ad immagini davvero tetre, nere nere, disegnate per impressionare. Esortano i dipendenti dell’amministrazione a non favorire, a contrastare, a impedire e se necessario a denunciare i casi di mobbing, ossia le molestie verbali e fisiche sul luogo di lavoro. Perché le denunce sono in aumento. A sfociare nel penale sono solo pochi casi l’anno - si contano sulle dita di una mano - ma a rivolgersi all’ufficio provinciale preposto sono decine e decine di dipendenti. Nei primi mesi di quest’anno siamo già a quota sessanta.

IL FENOMENO. «Il mobbing percepito, come lo chiamano gli esperti, è sempre più diffuso», ammette la referente provinciale Manuela Pierotti. I motivi? «Il momento di crisi dell’economia, le difficoltà crescenti anche al di fuori dell’ambito lavorativo, i carichi di lavoro in aumento sommati al personale in diminuzione, i dirigenti sempre più indaffarati e perciò a volte meno attenti a tenere d’occhio le dinamiche interpersonali fra colleghi». Tutto ciò fa aumentare lo stress e pure la percezione di essere mobbizzati.

Manuela Pierotti è la direttrice dell’ufficio provinciale sviluppo del personale e da ormai dieci anni è la delegata per il fenomeno mobbing. «Organizzammo i primi corsi per dirigenti - spiega - già nel 2001, quando molti ancora non sapevano cosa fosse». Oggi come oggi tutti sanno o pensano di sapere in cosa consista il fenomeno, tanto che sono in diversi a sentirsi vittime. «In realtà - spiega la referente - i casi pesanti, ossia che sfociano nel penale, sono piuttosto rari. Al massimo si possono contare sulle dita di una mano». Un bel record, per un datore di lavoro che occupa - sanità esclusa - circa 18 mila dipendenti. «Inoltre, i casi pesanti - prosegue - spesso non transitano nemmeno da noi: si va direttamente per avvocati».

LA CASISTICA. Scremati i casi gravi, per così dire palesi, c’è la massa. «Gli uffici provinciali sono lo specchio del macrocosmo esterno. Ci sono gli stessi disagi sociali, le stesse pressioni psicologiche. C’è sempre meno tempo per eseguire sempre più compiti». Insomma, anche in Provincia i tagli al personale si fanno sentire. E il fenomeno coinvolge anche i direttori d’ufficio. «Oberati di compiti e responsabilità, stentano ad accorgersi delle dinamiche relazionali fra i sottoposti». Perché il mobbing, in Provincia, è diviso a metà fra verticale (tra sottoposto e capo) e orizzontale (tra colleghi parigrado). Parimenti, «non ci sono distinzioni fra uomini e donne». A denunciare i casi di supposto mobbing non sono i più giovani, i neo assunti, e nemmeno chi è agli ultimi anni prima della pensione. «È soprattutto la fascia intermedia a soffrire, chi lavora di più, chi è sottoposto a maggiore stress».

Le denunce o le lamentele espresse dai dipendenti sono almeno di tre tipi: lamentano di non essere considerati, di non essere apprezzati per il lavoro svolto. Poi denunciano di essere trascurati o non accontentati rispetto alle richieste fatte; quelle di carattere personale, tipo la possibilità di conciliare lavoro e famiglia. Infine, le dinamiche fra colleghi, «come in qualsiasi altro ambiente di lavoro».

In molti casi se non è proprio mobbing, ci si avvicina. In altri, le ragioni della sofferenza del dipendente provinciale hanno anche o forse soprattutto altre ragioni. «Essere madri 20 anni fa era molto più semplice - spiega Pierotti - anche se tanti dicono di no, la nostra esperienza con le dipendenti provinciali ci ha convinto del contrario». A questo si aggiunga la crisi economica, il mutuo da pagare, i figli da far studiare.

I CONSIGLI.
Due i consigli di Pierotti. «Bisogna cercare di prendere le distanze, possibilmente raccontando cosa si prova a un terzo, un estraneo, cercando di essere il più obiettivi possibile. Chi si sente mobbizzato, oggettivamente soffre, bisogna cercare di capire per bene il perché». Infine il consiglio ai dirigenti: «Dovrebbero porre più attenzione alle risorse umane, sapendo riconoscere in tempo i conflitti degenerati».













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