Morte Socin, la caduta è stata accidentale 

L’autopsia ha escluso che il bidello delle “Archimede” sia stato colto da malore. Resta da chiarire perché non ci fosse una scala


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Nessun malore, nessun infarto. E’ stato un incidente sul lavoro ad uccidere Maurizio Socin, il bidello delle scuole medie “Archimede” di Bolzano trovato privo di vita mercoledì della scorsa settimana nella palestra che stava attrezzando per l’inizio dell’anno scolastico. L’autopsia, che si è svolta ieri mattina su disposizione della Procura, ha chiarito i contorni della tragedia: il decesso è stato provocato da un trauma cranico e cervicale da caduta accidentale.

L’anatomopatologo ha dunque accertato che la caduta non è stata provocata da un improvviso malore. Le condizioni di salute di Maurizio Socin erano ottime. Il distino lo ha portato a morire a 60 anni per un pizzico di imprudenza sommato ad una possibile disorganizzazione all’interno della scuola, per lo meno sotto il profilo anti infortunistico. Quello che l’autopsia ha rivelato è che la tragedia avrebbe potuto essere evitata. Forse sarebbe bastato mettere a disposizione del bidello una scala per raggiungere in sicurezza il punto di ancoraggio di alcune corde che dovevano essere installate per gli esercizi ginnici degli studenti.

A questo punto sarà compito della magistratura verificare se la scala fosse stata a disposizione della vittima e se la decisione di utilizzare un seggiolone degli arbitri di pallavolo (alto più di due metri) sia stata una scelta obbligata.

Non si tratta di un particolare da poco perchè in caso di negligenza da parte dei dirigenti della scuola potrebbero delinearsi precise responsabilità di carattere colposo.

L’esame della salma di Maurizio Socin ha anche permesso di riscontrare la frattura del polso sinistro per cui si può ritenere - si legge in un comunicato stampa della Procura - che la vittima «abbia cercato di proteggersi durante la caduta e che non fosse privo di coscienza prima di impattare al suolo».

In altre parole Maurizio Socin è stato tradito dal seggiolone da arbitri su cui era salito per issare le corde, si è reso conto di precipitare al suolo e ha cercato di ripararsi mettendo le mani avanti. Non è però riuscito ad evitare la tremenda botta alla testa che ha portato alla tragedia.

Il comunicato non indica nulla sulle modalità del decesso e cioè se l’uomo sia morto sul colpo o se, in caso di soccorso tempestivo, avrebbe potuto essere salvato. Nessuna indicazione neppure sull’ora presunta della morte. Le condizioni della salma al momento del ritrovamento, verso le 18 di mercoledì scorso, avevano comunque permesso subito di stabilire che il decesso risaliva ad almeno due o tre ore prima. Gli accertamenti della Procura dovranno necessariamente anche stabilire se l’intervento di Maurizio Socin in palestra rientrasse nelle sue mansioni e se tutto fosse stato predisposto per evitare possibili incidenti. Al vaglio della Procura vi sarebbe anche la testimonianza di un operatore scolastico che avrebbe sottolineato come il seggiolone da arbitro (che è stato trovato rovesciato accanto al cadavere) si sarebbe trovato all’interno di un deposito accanto alla palestra. Dunque Maurizio Socin avrebbe spostato il seggiolone (di per sé abbastanza pesante) per utilizzarlo espressamente come scala. A questo punto gli inquirenti dovranno accertare come mai l’uomo non abbia optato per utilizzare una scala, che avrebbe dovuto essere più agevole e - soprattutto - meno pericolosa. Se dovesse però risultare che la scuola non aveva messo a disposizione dell’uomo una attrezzatura adeguata, la posizione del responsabile dell’istituto potrebbe diventare a rischio.

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