Paul Rösch: «La fine della Solland è l’inizio di nuovi progetti»

«Vedo il fallimento come un’opportunità di rilancio e una possibilità per gli operai di trovare nuovi impieghi»


di Giuseppe Rossi


MERANO. Per il sindaco Paul Rösch l’opinione sulla fabbrica di silicio di Sinigo non cambia, con o senza apertura del fallimento. “Dobbiamo sfruttare l’occasione – ha dichiarato ieri il primo cittadino di Merano – per azzerare la situazione e ripartire con un nuovo progetto più in linea con lo stile di Merano, città turistica e di cura”.

In sostanza, chiudere e bonificare la fabbrica per poi realizzare su quell’areale lungo la via Nazionale una zona artigianale o di piccole imprese produttive.

Sindaco Paul Rösch, il fallimento della Solland Silicon non le ha fatto cambiare idea?

“No, direi che l’ha rafforzata. Ora le carte sono tutte sul tavolo, anche per gli operai che hanno vissuto gli ultimi anni con grandi incertezze. Quegli operai, e noi non lo dimentichiamo, hanno garantito la sicurezza in questi mesi a tutti i cittadini senza prendere lo stipendio”.

Per gli oltre cento dipendenti, sentirsi dire che devono cercarsi un altro lavoro non è un bel messaggio però?

“La disoccupazione in Alto Adige è al 3,2%, i nuovi posti di lavoro si troveranno. Noi abbiamo messo a disposizione 50 mila euro nel microcredito per aiutare chi vuole mettersi in proprio con nuove attività. E poi c’é la Provincia con progetti di formazione permanente”.

Lei non crede in un rilancio dello stabilimento?

“Per trovarsi tra 3 o 4 anni nuovamente in questa situazione? No, non lo credo possibile. Merano ha una vocazione turistica e di cura. Avere una fabbrica chimica con i pericoli che ne conseguono non è più accettabile. Pensi solo a come potrebbero essere vanificati in un soffio gli investimenti turistici fatti e che stiamo facendo”.

Pensa a un’esplosione?

“Anche soltanto a una pericolosa fuga di sostanze chimiche. Vedo già i titoli sulla Bild Zeitung”.

Ma chiudere non è cosí facile, non crede?

“Ci vorrà tempo e personale specializzato, ma non vedo alternative”.

Chiudere significa anche sostenere una montagna di costi di bonifica. Chi li pagherà?

“La bonifica prima o poi dovrà essere fatta, se non ora al prossimo proprietario che annuncerà la chiusura”.

La Provincia però non la pensa così, dato che punta a mantenere gli impianti accesi e a manutenzionarli pagando il personale che la Solland Silicon non paga.

“Non è pensabile di abbandonare gli impianti a se stessi, va garantita la sicurezza. Gli impianti vanno accompagnati allo spegnimento”.

Mai nessun sindaco in passato ha osato dire che la fabbrica di Sinigo va chiusa.

“Forse perché erano sindaci Svp? Lo stabilimento di Sinigo è sempre stato visto come il cuore della italianità. Io sono il sindaco di tutti, italiani, tedeschi e ladini, e per questo posso andare oltre agli schemi etnici e linguistici”.

Come Lei, però, non la pensa il suo assessore al bilancio Nerio Zaccaria.

“Vedo il fallimento come un’opportunità di rilancio e soprattutto una possibilità per gli operai. I curatori fallimentari assieme alla Provincia dovranno cercare un investitore serio capace di rilanciare lo stabilimento e non credo che questa sia una impresa impossibile. Chi pensa che il fallimento sia l’occasione per chiudere definitivamente la fabbrica di Sinigo non ha fatto i conti con i costi di bonifica che si dovrebbero affrontare e con i dipendenti Solland che dovrebbero essere ricollocati”.

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