Per i due jihadisti liberati una «scelta di coscienza»

Il procuratore di Trento risponde alle critiche arrivate da Roma: «Non c’è stato alcun errore ma una diversa valutazione. La legge è uguale per tutti»



BOLZANO. «Non c’è stato nessun errore, ma una valutazione meditata e consapevole». Il procuratore della Repubblica di Trento Giuseppe Amato risponde così a un articolo del “Sole 24 Ore” secondo il quale la Procura di Trento, nel chiedere la conferma della misura cautelare per 10 presunti terroristi islamici con base a Merano, non avrebbe tenuto conto della posizione di altri 7 presunti terroristi a causa di un errore di trascrizione. Per questo due arrestati sono stati scarcerati mentre gli altri 5 sono irreperibili.

Un’accusa talmente grave, abnorme e fuori dalla realtà alla quale il procuratore Amato ha voluto replicare con calma e serenità spiegando che tutte le decisioni sono state prese sulla base di un’analisi attenta e meditata delle carte: «La notizia di un errore è falsa. La verità è che abbiamo fatto una valutazione completa esaustiva e convinta per cui abbiamo chiesto per dieci persone la misura ritenendo che ci fossero i presupposti. Mentre per altre 7 persone, a nostro giudizio, non c’erano i presupposti indiziari gravi e le esigenze di cautela».

Il procuratore ieri mattina ha voluto spiegare che anche in un momento particolare per l’opinione pubblica, scossa dagli attentati di Parigi, i principi base del diritto restano sempre gli stessi: «La legge è uguale per tutti. Quando non ci sono i presupposti la coscienza prima delle norme impone di comportarsi di conseguenza. Il principio della presunzione di innocenza vale per tutti la coscienza è una sola. Quando abbiamo ritenuto che non ci fossero presupposti abbiamo agito di conseguenzac E certo le emozioni per fatti gravissimi come quelli di Parigi colpiscono tutti come uomini, ma nel lavoro del magistrato è ingiusto e non rispettoso farsi guidare da queste». Il procuratore poi nega contrasti con la Procura di Roma, ma spiega che l’intera indagine avrebbe dovuto essere già da tempo trasferita a Trento, la cui competenza territoriale era evidente già da mesi: «Noi abbiamo avuto il privilegio di esaminare un materiale già da loro apprezzato ma la valutazione può essere diversa. Spesso per arrivare al reato di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo non c’è necessità che la situazione si concretizzi. La partecipazione all’associazione a delinquere deve essere dimostrata per tutti i soggetti. Il dissenso è solo nella valutazione della partecipazione di alcuni soggetti. Chi fa questo lavoro deve valutare con coscienza tutti gli elementi. Non possiamo prendere provvedimenti per inseguire il consenso».

La vicenda intanto sta creando polemiche e reazioni anche a livello politico «Di fronte a valutazioni così distanti di due Procure - ha detto Michele Anzaldi, deputato del partito democratico e segretario della commissione di vigilanza Rai - è opportuno che venga fatta massima chiarezza, per evitare che ai cittadini possano arrivare messaggi contraddittori sulla lotta al terrorismo. Il ministero della Giustizia valuti se non sia opportuno avviare una verifica o un approfondimento sulla vicenda». Un'interrogazione al ministro della Giustizia è stata annunciata anche da Fdi-An del Trentino. Riguarderà le «tempistiche dell'iter burocratico che si sono dilungate ingiustificatamente con pretesti come, ad esempio, 4 mesi per le sole traduzioni degli atti giudiziari».

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