L'intervista

Piras: «Lavoro sempre più rischioso, giusto il Taser ai nostri agenti» 

Il nuovo comandante della Polizia municipale di Bolzano arriva da Merano dove per 15 anni ha guidato i vigili urbani: «Il mio obiettivo? Aumentare la percezione della sicurezza»  


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Per l’immaginario collettivo il vigile urbano è colui che dà le multe; ormai non è più così. La stragrande maggioranza delle infrazioni, e quindi delle multe che ne conseguono, viene rilevata dalle tecnologie. Questo ci consente di concentrare l’attenzione sulla sicurezza che è quella che più sta a cuore ai cittadini. Il mio obiettivo è contribuire ad aumentare la percezione della sicurezza nella popolazione. Come? Cercando innanzitutto di far rispettare le regole».

Fabrizio Piras, 48 anni meranese, dopo aver guidato per 15 anni la polizia municipale della città del Passirio e del Burgraviato, è il nuovo comandante dei vigili urbani del capoluogo. Prende il posto che è stato per tanti anni di Sergio Ronchetti, andato in pensione alla fine del 2021.

Comandante, lei conosce già Bolzano?

La conosco per averci lavorato.

Ha fatto parte della polizia municipale del capoluogo?

No. Io ho cominciato lavorando in un settore completamente diverso. Dopo il diploma di scuola media superiore, ho iniziato nel settore privato: mi occupavo in particolare del settore contabile e fiscale. Contemporaneamente mi sono iscritto all’università: facoltà di Economia a Trento. Lavoravo di giorno e studiavo di notte e nei weekend.

Deve essere stata abbastanza dura.

Mi sono laureato, ne è valsa la pena. Come consiglierei a tutti di fare un’esperienza nel privato prima di passare al pubblico. Non perché nel privato siano tutti stacanovisti e dall’altra tutti fannulloni, perché non è così; ma anche soltanto sei mesi nel privato, sono un’ottima palestra. Serve a non dare tutto per scontato.

Dopo l’esperienza nel privato, è passato nel pubblico.

Ho vinto il concorso da ispettore amministrativo nel settore del personale in Provincia. Sono diventato vicedirettore dell’ufficio stipendi. Anche questa è stata un’esperienza interessante.

Com’è è nata l’idea di cambiare completamente settore ed entrare nella Polizia municipale?

Più fattori sono entrati in gioco. Ad esempio, il fatto che in Provincia stavo bene, però non vedevo sbocchi professionali. E poi forse è stata soprattutto una questione di Dna.

In che senso?

Nel senso che Luciano, mio padre, ha fatto tutta la carriera nell’Esercito. In casa mi hanno abituato fin da piccolo al rispetto delle regole.

Dal 2006 fino al 31 gennaio di quest’anno lei è stato il comandante della polizia locale di Merano e Burgraviato.

Sono stati 15 anni molto intensi. E comunque fino a giugno, in attesa che venga nominato il mio successore, dedicherò qualche ora alla settimana a Merano. Questo prevede l’accordo tra il sindaco Renzo Caramaschi e quello di Merano Dario Dal Medico. Si tratta di pochi mesi, lo posso fare senza problemi.

Da quanto si capisce, lei è appassionato del suo lavoro, come spiega il fatto che quella dell’agente di polizia municipale sia una professione che almeno a Bolzano ha sempre meno appeal?

Ero in commissione nell’ultimo concorso per agenti di polizia municipale a Bolzano. Per 12 posti, si sono presentati alla prima prova 19 candidati e sono risultati idonei in 6. È un peccato che questo lavoro abbia così poco appeal, perché in realtà è molto vario e interessante. Chi entra, si appassiona. E non cambia più, perché ogni giorno ti trovi ad affrontare e confrontarti con situazioni diverse.

La selezione sembra essere abbastanza severa.

Il lavoro che facciamo è delicato, richiede di avere competenze in diversi settori. Di aggiornarsi continuamente, anche perché i cittadini sono molto esigenti. Però per partecipare al concorso per agente bastano tre anni di scuola media superiore. Troppo poco. Per questo a mio avviso bisognerebbe aumentare i requisiti.

Si discute da tempo sull’opportunità di dotare anche gli agenti della polizia municipale di Taser, lei cosa ne pensa?

Sono favorevole. E le spiego il perché.

Prego.

I nostri agenti sono esposti a sempre maggiori rischi, per questo sono favorevole ad adottare tutte le misure che possono contribuire a ridurli. Una di queste a mio avviso è il Taser.

Il suo approccio al nuovo lavoro a Bolzano?

Cercherò di adottare il metodo usato nei 15 anni trascorsi a Merano e nel Burgraviato: andare sul posto, parlare direttamente con le persone, vedere con i miei occhi. È il modo migliore per affrontare e cercare di risolvere i problemi.













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