Reperti romani, un museo all’interno della casa di riposo

Gries, gestione alla fondazione che però tratterrà gli incassi Mussner: «Sosterremo la realizzazione dei locali espositivi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. I reperti dell’età romana venuti alla luce durante i recenti scavi a Gries saranno musealizzati e resi accessibili al pubblico: lo ha deciso ieri la giunta provinciale, che ha raggiunto un’intesa in tal senso con la proprietà del sito, la Congregazione delle Suore Terziarie di San Francesco e la Fondazione Sant’Elisabetta. «Sosterremo - spiega l’assessore provinciale Florian Mussner - la realizzazione dei locali espositivi,che si troveranno all’interno della nuova casa di riposo, ma della gestione del museo si occuperà in toto la Fondazione. La fine dei lavori è prevista entro il 2017 e per allora potrebbe essere ultimato anche il nuovo museo, che sarà dunque privato. In provincia, per la cronaca, ce ne sono ben 93».

La giunta ha autorizzato ieri la stipula della relativa convenzione con la Fondazione. «Vengono definiti nel dettaglio gli impegni della Fondazione e dell’amministrazione provinciale e le modalità di gestione dei beni archeologici rinvenuti, che dovranno essere accessibili ai visitatori per gran parte dell’anno», sottolinea Mussner. I reperti saranno musealizzati nei piani inferiori della nuova casa di riposo: la Fondazione si è assunta l’incarico della progettazione delle sale espositive, della realizzazione e della gestione, in collaborazione con l’ufficio provinciale beni archeologici. La convenzione disciplina anche gli orari di apertura al pubblico (per almeno 150 giorni all’anno) e l’obbligo dei gestori di provvedere ai costi per i lavori ordinari e straordinari ma anche del personale. Gli introiti derivanti dagli ingressi resteranno, come contropartita, alla Fondazione. I contributi pubblici potranno arrivare fino alla metà dei costi riconosciuti. «Questa convenzione è un esempio riuscito di collaborazione tra istituzioni pubbliche e private», sottolinea Mussner. I ritrovamenti di Gries rappresentano una testimonianza di grande valore di una villa di pregio costruita nel primo secolo dopo Cristo, dotata di un portico con colonnato e di un edificio pubblico, il primo rinvenuto in Alto Adige. «Ciò che è stato trovato sotto terra - precisa Mussner - resterà sotto terra anche in futuro. Entrando nella casa di riposo avremo comunque la percezione di trovarci in un sito museale».

I reperti, tra i quali frammenti di colonne di marmo, documentano la ricca dotazione architettonica della villa con muri che si sono conservati fino a due metri di altezza e affreschi di ottima qualità. Sono stati rinvenuti anche resti di capitelli corintici, una rarità per la zona, ed elementi architettonici in marmo. A monte della villa è poi emerso un edificio pubblico, realizzato a ridosso della conquista delle Alpi da Druso, figlio adottivo dell'imperatore Augusto.

Proprio ieri la giunta provinciale ha approvato anche una seconda delibera con i criteri per la concessione di contributi «per interventi di musealizzazione e fruizione pubblica di beni archeologici di particolare valore storico-archeologico»: potranno arrivare fino ad un massimo del 50 per cento dei costi.

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