L'UDIENZA

Soldi ai gruppi, la Corte dei Conti chiede 216mila euro a Urzì

È il risarcimento indicato dalla Procura contabile per mancata rendicontazione. Sotto processo anche Maurizio Vezzali (Forza Italia) ma solo per 23 mila euro


Mario Bertoldi


BOLZANO. Nuove contestazioni della Procura contabile a consiglieri provinciali o ex consiglieri accusati di aver provocato un danno erariale nella gestione dei fondi pubblici riservati all’attività istituzionale dei gruppi consiliari. Ieri è stata la volta di Alessandro Urzì (consigliere della lista “Alto Adige nel cuore”) e di Maurizio Vezzali, all’epoca dei fatti consigliere di Forza Italia. Il conto più salato è stato riservato ad Alessandro Urzì a cui la Procura contabile ha chiesto un risarcimento complessivo di 216.397,67 euro in relazione a quanto utilizzato in cinque anni, dal 2008 al 2012.

La contestazione si basa sull’assenza di documentazione da considerare valida nell’ambito degli obblighi di rendicontazione previsti dalla normativa in vigore all’epoca. In effetti i consiglieri Urzì e Vezzali (difesi dagli avvocati Paolo e Federico Fava) si sono sempre difesi sostenendo semplicemente di aver utilizzato la modulistica a suo tempo prevista dall’amministrazione provinciale, secondo un modello di autocertificazione. Il problema è sorto perché la Procura contabile, a distanza di anni, ritiene non sufficiente la documentazione prevista dalla stessa Provincia per la rendicontazione delle spese sostenute dal gruppo consiliare.

In udienza, ieri mattina, gli avvocati difensori hanno sottolineato come «non riuscendo a individuare una norma specifica violata dal consigliere Urzì» la Procura contabile abbia deciso di contestare la violazione di asseriti principi generali che imporrebbero la tenuta delle scritture contabili e la conservazione dei titoli di spesa (non richiesta dall’amministrazione provinciale) , oltretutto senza limitazione temporale. Non ritenendo sufficiente la documentazione prodotta da Alessandro Urzì, la Procura contabile ha contestato “per presunzione” l’utilizzo dei fondi per fini non istituzionale , ribaltando di fatto l’onere della prova. In realtà - hanno sottolineato i legali - l’onere della prova grava sempre su chi vuol far valere un diritto in giudizio. Dalle indagini della Guardia di Finanza sui conti correnti del Gruppo consiliare e su quelli personali di Alessandro Urzì non sarebbe stato in realtà dimostrato alcun acquisto di natura personale e non coerente con i fini istituzionali del gruppo consiliare.

Sempre nel corso dell’udienza di ieri mattina gli avvocati Fava hanno anche sottolineato che se il consigliere Urzì avesse agito con dolo (così come contestato) non avrebbe sicuramente di anno in anno segnalato all’amministrazione provinciale le somme a rimanenza messe a disposizione per l’anno successivo. In effetti (da come risulta dallo stesso atto di citazione della Procura contabile) nel 2009 Urzì non utilizzò oltre 40 mila euro, nel 2011 oltre 6 mila, nel 2012 quasi 12 mila mentre nel 2013 la somma restituita all’amministrazione provinciale fu di 9201,40 euro. In ultimo, i legali hanno anche sostenuto che gran parte delle richieste risarcitorie della Procura contabile sarebbero ormai prescritte. La posizione dell’ex consigliere provinciale Maurizio Vezzali è risultata del tutto analoga anche se la richiesta risarcitoria (relativa ad un periodo più ristretto) si è fermata a poco più di 23 mila euro.













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