Sorpresi dalla nevicata: salvati di notte in parete

Due alpinisti germanici sono arrivati con il buio in cima alla cresta sud Hanno chiesto aiuto per il grande freddo. Il Brd Tires è salito a piedi dal Vajolet


di Davide Pasquali


TIRES. Non erano affatto due sprovveduti e l’hanno sfangata, soprattutto perché il loro abbigliamento era decisamente adeguato al periodo e anche perché sono riusciti a scendere quasi tutta la via normale del Catinaccio da soli, di notte, al buio, sotto la neve, con tutta la roccia ricoperta dal ghiaccio. Stiamo parlando di una coppia di alpinisti germanici poco più che quarantenni, riportati a valle dal soccorso alpino di Tires nella tempestosa notte su martedì. Una storia da raccontare ai nipotini, per i due turisti d’alta quota. Un plauso, per davvero, ai sette uomini e donne del Bergrettungsdienst dell’Alpenverein Tiers, saliti pedibus calcantibus in piena notte, sotto la tempesta. Senza di loro, chissà come sarebbe andata a finire.

È lunedì. Bella giornata autunnale di sole. Piuttosto calda. Aria tersa, vista magnifica, l’ideale per salire in solitudine in cima al Catinaccio e ammirare Bolzano dall’alto. I due arrampicatori germanici scelgono la cresta sud, una via classica, un secondo-terzo grado con un tratto chiave di quarto, famoso perché sulla paretina clou qualche buontempone ha per l’appunto cementato nella roccia una chiave, arrugginita da decenni di esposizione alle stagioni. Una via alpinistica oggi piuttosto poco frequentata, nonostante i panorami di prim’ordine, in ambiente selvaggio, non semplicissima da trovare. I due sono piuttosto esperti, ma la difficoltà nel rinvenire il corretto itinerario li mette in difficoltà, anche per via delle giornate corte. Non siamo più in estate e la via è piuttosto impegnativa anche per il dislivello complessivo: gli impianti di risalita sono chiusi, occorre sciropparsi tutto il dislivello a piedi, farsi la via, scendere per la normale e poi ritornare a valle. Se non si è rapidi, ciao. E i due non vanno abbastanza veloci. Arrivano in cima che ormai è quasi buio. Per scendere dalla croce di vetta c’è da percorrere la cresta opposta alla via di salita. Mica difficile, primo grado. Ma se cala il buio e la temperatura scende, tutto si fa più complicato. Lo sarebbe già in estate, figurarsi in autunno. La coppia però non si lascia perdere d’animo e decide di scendere finché si può, trovare un posto per bivaccare e attendere la luce. Unica leggerezza, forse, non essersi portati dietro una lampada frontale.

Scendono la cresta, trovano il primo anello di metallo cementato dal quale iniziare a calarsi in corda doppia verso passo Santner. Ci vogliono ore, per trovare la strada giusta. Tentennano, i due, si fermano, poi proseguono. Si rifermano.

Poi però, la temperatura crolla. E il meteo vira al brutto, molto molto molto. Troppo. Siamo sui 2.800-2.900 metri di quota. Inizia a piovere, poi si mette a nevicare di brutto. E le rocce si ricoprono del terribile, famigerato vetrato: un sottile strato di ghiaccio, scivolosissimo, che avviluppa tutto. Impossibile trovare un appiglio e tenerlo stretto, o un appoggio dove fermarsi in sicurezza. I due capiscono che a questo punto butta male e allora, bando agli indugi, si telefona al 118. La chiamata arriva poco prima delle 2 di notte e dalla centrale provinciale di emerganza allertano il Brd dell’Alpenverein di Tires. Giù dal letto, un saluto alla famiglia e si parte in piena notte. Siccome non si sa esattamente dove si trovino i due, si sale divisi in due gruppi. Uno arriva in fuoristrada fino al rifugio Coronelle, l’altro al rifugio Vajolet, sul versante fassano. Come precisa Artur Obkircher, del Brd Tiers, il gruppo partito dal Vajolet arriva fulmineo a passo Santner: in una sola ora e venti. I due alpinisti sono semiassiderati, specie la donna. Ma sono riusciti a calarsi in doppia fino quasi ai ghiaioni alla base della parete. Mancavano cinquanta metri. Li recuperano alle 4, li coprono con vestiti asciutti e li rinfrancano con tè bollente. Poi si riparte, giù per le roccette attrezzate sotto le torri del Vajolet. Di notte, sotto una fittissima nevicata. Si arriva alla jeep alle 7. Roba da raccontarla ai nipotini.

Ai soccorritori, chapeau.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità