Sospeso dal servizio l’autista-pedofilo

La misura cautelare è stata chiesta dalla Procura per evitare la reiterazione del reato. L’avvocato: «La impugniamo»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Alla fine, su leggi e commi del codice penale, hanno prevalso la tenacia di tre mamme, e la determinazione di un pubblico ministero. Su richiesta del sostituto procuratore Donatella Marchesini, almeno temporaneamente (dovrebbe trattarsi di 12 mesi), l’autista pedofilo non potrà più guidare lo scuolabus. La misura cautelare è stata motivata con il pericolo di reiterazione del reato.

È la vittoria di quattro donne che in comune avevano un unico obiettivo: evitare che l’autista, condannato in primo grado a tre anni e quattro mesi per atti di pedofilia a luglio, continuasse a guidare il bus e quindi potesse sfruttare la sua posizione per molestare - grazie anche ai suoi modi simpatici e alla battuta sempre pronta - altre ragazzine.

In base al buonsenso questo dovrebbe essere scontato, ma nella sentenza il giudice gli aveva imposto solo l’obbligo di firma due volte al giorno. Risultato: da settembre, con l’inizio della scuola, aveva ripreso il lavoro di sempre per conto della Sad con cui la sua ditta ha un contratto di subconcessione.

Le mamme lo hanno scoperto dalle figlie tornate a case sconvolte dall’idea di ritrovarsi davanti all’uomo condannato proprio in seguito alle loro denunce. Hanno fatto sentire la loro voce attraverso il nostro giornale e il caso è balzato alla ribalta delle cronache nazionali.

Il sostituto procuratore Marchesini, che nel rito abbreviato che riduce di un terzo la pena aveva chiesto una condanna a cinque anni e quattro mesi, si è messa al lavoro per cercare - tra gli articoli del codice - il modo di “proteggere i minori”. Inoltre si è fatta consegnare dalla Sad il contratto di subconcessione con la ditta del pedofilo firmato, a quanto pare, in tempi successivi alla condanna che risale a luglio.

Mercoledì ha firmato la richiesta di applicazione della misura interdittiva prevista dall’articolo 290 del codice di procedura penale, che il giudice per l’udienza preliminare Emilio Schönsberg ha subito accolto. L’articolo prevede “il divieto di esercitare l’impresa di trasporto di linea di persone”.

Il provvedimento, immediatamente esecutivo, è già stato notificato all’uomo e al suo legale. Per oggi è previsto l’interrogatorio di garanzia.

L’avvocato Andrea Gnecchi si prepara a dare battaglia: «Se oggi il giudice confermerà la misura cautelare, la impugneremo. Anche perché non si capisce per quale motivo ci sia l’esigenza di adottare ora questo provvedimento, mentre in sentenza era stato previsto solo l’obbligo di firma due volte al giorno».

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