Sul reddito di cittadinanza la Provincia avrà mani libere 

La legge. Nel «decretone» alla Camera viene blindata la competenza delle «speciali» sulle misure di sostegno  Bolzano non consente la cumulabilità con i propri contributi. Trento punta invece all’integrazione tra assegni


Francesca Gonzato


BOLZANO. Provincia «blindata» sulle proprie competenze nell’applicazione del reddito di cittadinanza. Le misure a sostegno delle persone in difficoltà verranno applicate in base alle politiche specifiche della Provincia di Bolzano e di Trento. La commissione Lavoro della Camera ha approvato nella notte tra venerdì e sabato il disegno di legge di conversione in legge del «decretone» che contiene le misure su reddito di cittadinanza e Quota 100. Attraverso un gioco di sponda tra ministero, assessora Waltraud Deeg, direttore di dipartimento Luca Critelli e segretario generale Eros Magnago, Provincia di Trento e parlamentari trentini, la deputata Renate Gebhard (Svp) è riuscita l’altra notte a ottenere con i colleghi di Lega e M5S l’approvazione di due emendamenti strategici per le due Province.

La blindatura delle competenze consentirà a Bolzano e Trento tra l’altro due politiche differenti: la prima Provincia prevede la non cumulabilità di misure provinciali e reddito di cittadinanza. Trento punta al contrario a una integrazione. Va ricordato che si tratta comunque di numeri esigui. «Le proiezioni della Provincia di Bolzano parlano di una platea di possibili beneficiari del redditi di cittadinanza che va da mille a millecinquecento persone», ricorda Renate Gebhard.

Le nuove norme

Il primo emendamento approvato contiene la clausola di salvaguardia: le misure del decreto sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Bolzano e Trento compatibilmente con gli Statuti e le norme di attuazione. Si tratta di una clausola rafforzata perché è entrato il riferimento alla riforma costituzionale del 2001. In questo modo, spiega Renate Gebhard, verrà scongiurato ogni contenzioso costituzionale, perché viene ribadita la competenza primaria della Provincia in materia di lavoro. Il secondo emendamento approvato è quello che assicura alle due Province mani libere su proprie misure e redditi di cittadinanza: le due Province, si legge, «possono provvedere all’erogazione di servizi destinati ai beneficiari del reddito di cittadinanza nell’ambito della propria competenza legislativa e relativa potestà amministrativa».

Questo è un punto centrale. Le due Province «possono» sommare proprie prestazioni al reddito di cittadinanza. «Noi abbiamo deciso di non consentire la cumulabilità», ricorda Waltraud Deeg.

E ancora, prosegue l’emendamento, le Province possono prevedere «a decorrere dal 2020, che misure aventi finalità analoghe a quelle del reddito di cittadinanza, adottate e finanziate secondo il proprio ordinamento, siano comunicate al ministero del Lavoro, affinché le stesse non siano computate ai fini dell’accesso, della quantificazione e del mantenimento del reddito di cittadinanza». Previsti 19 milioni all’anno.

Le differenze con Trento

Per il Trentino la legge consente questa opzione: dal 2020 sarà Roma a pagare il reddito di cittadinanza, mentre la Provincia continuerà a erogare l’assegno unico ai 4.900 che restano esclusi. Il presidente Maurizio Fugatti commenta: «Il provvedimento rende compatibili gli interventi statali previsti dal cosiddetto reddito di cittadinanza con quelli aggiuntivi stabiliti in sede locale». Saranno oltre 4.000 i beneficiari in Trentino del reddito o della pensione di cittadinanza, per un volume di risorse stimato di circa 10 milioni di euro che verranno quindi “risparmiati” dalla Provincia. Ulteriori 3 milioni di euro saranno risparmiati dall'introduzione del requisito dei dieci anni di residenza per poter godere dei benefici. «Vogliamo comunque mantenere», spiega Fugatti, «gli attuali livelli di reddito garantiti ai nostri cittadini con più di dieci anni di residenza. Conseguentemente per circa 1.200 beneficiari provvederemo ad integrare il reddito di cittadinanza con l'assegno unico provinciale». Secondo le stime la Provincia dunque continuerà a erogare l'assegno unico a circa 4.900 nuclei che non beneficeranno del reddito di cittadinanza per una spesa complessiva di circa 11 milioni di euro.

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