BOLZANO

Tanti negozi sfitti a Bolzano: «Serve una regia comunale»

Cresce il numero di locali abbandonati a Don Bosco ed Europa-Novacella. Bonaldi: «Alcuni municipi hanno uffici specializzati, è tempo di attivarsi»


di Alan Conti


BOLZANO. I negozi chiusi sono sempre di più e si amplia in città la quota di vetrine vuote nei quartieri popolari. Un fenomeno che, lentamente, sta diventando sempre più evidente. Nelle ultime settimane, ad esempio, è stato svuotato “Mode Karin”, storico esercizio all'angolo tra via Palermo e via Milano mentre nelle altre strade sempre più locali faticano a trovare un acquirente e rimangono inevitabilmente deserti. Un problema anche per i vicini perché ne risente l’attrattiva dei rioni nel loro complesso. In via Dalmazia, ad esempio, è desolatamente vuoto il locale che per anni ha ospitato il tabacchino “Punto e Virgola” mentre da poco ha chiuso lo spazio per la riparazione di elettrodomestici. In via Torino, nel frattempo, ha chiuso “Cioè” mentre rimangono tasselli vuoti anche in via Milano e via Palermo. Tutte piccole tessere di un mosaico preoccupante. «Qualcosa va fatto al più presto – esordisce Elena Bonaldi, presidente del centro commerciale naturale “Four You” e da poco membro del cda dell’Azienda di Soggiorno – per riflettere in modo approfondito su quanto sta accadendo».

Pronta anche la ricetta pratica. «Alcuni Comuni in Lombardia hanno un ufficio amministrativo che si occupa del monitoraggio dei negozi che vengono lasciati sfitti. Una volta che un locale viene svuotato arriva la telefonata con cui l'amministrazione chiede perché l'affitto sia decaduto e che intenzioni ci siano per il futuro. Qualora il proprietario decida di lasciare vuoto il negozio allora sarà lo stesso Comune a imporgli di tenere pulito e decoroso lo spazio». Un'idea importabile anche a Bolzano? «Certo, perché no? Si tratta di uno strumento che permette di avere una visione d'insieme di quello che sta accadendo in tutte le strade della città, ma ha anche una sua applicazione pratica. Diventa più facile, per esempio, gestire i temporary store o le vetrine affittate solo per l'esposizione. Potrebbe essere vantaggioso anche per i proprietari dei muri».

Proprio la latitanza del Comune, comunque, sarebbe tra le concause delle chiusure a pioggia a Bolzano. «Il collegamento è indiretto – precisa Bonaldi – però c'è. Prima di pensare ai progetti di rilancio dei quartieri, infatti, è necessario concentrarsi sulle piccole cose. Da parte degli esercenti vale per la cura delle vetrine, dell’allestimento e dell'illuminazione. Da parte del Comune ci si aspetta l’installazione di una panchina, la sostituzione di un lampione o un aiuto nei piccoli interventi strutturali. Durante il commissariamento ci siamo trovati senza un referente. Di fatto ci siamo dovuti fermare un anno».

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E l'Azienda di Soggiorno? In che modo può aiutare? «C'è già un preciso programma che seguiremo. Magari dal 2017 proporrò qualche modifica cercando di spostare alcune iniziative fuori dal centro storico. Prima, però, vanno fatte quelle migliorie necessarie perché al turista bisogna offrire della qualità prima di pretendere che si sposti. È un lavoro di sinergia tra istituzioni e commercianti: così può funzionare». Rimane una domanda nell'aria: comincia a vedersi l'onda lunga legata al raddoppio del Twenty? «Ogni albero ha la sua ombra e il Twenty è un baobab».

 













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