Travolti sull’Ortles dalla slavina «Nessuna colpa per la guida»

La Procura ha chiesto il non luogo a procedere nei confronti di Ernst Reinstadler, 66 anni di Stelvio «Fu un evento eccezionale ed imprevedibile». La parte civile si oppone ed il giudice fissa l’udienza


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Nessuna responsabilità per la morte dei due sci alpinisti di nazionalità ceca che furono investiti ed uccisi da una valanga di grandi proporzioni il 2 aprile 2010 nel gruppo dell’Ortles. A questa conclusione è giunto il procuratore Markus Mayr che ha depositato richiesta di non luogo a procedere nei confronti della guida alpina sudtirolese a cui le due vittime si erano affidate. Si tratta di Ernst Reinstadler, 66 anni di Stelvio. E’ tutt’ora indagato per omicidio colposo plurimo dopo la tragedia avvenuta durante le vacanze di Pasqua di due anni fa. Le due vittime furono Vladimir Zeman, 50 anni e Karel Herch di 51. Furono travolti da un’enorme massa di neve (con un fronte di almeno 300 metri) che si staccò dallo spicolo Hintergrat e si inghiottì i due escursionisti stranieri. Fu parzialmente travolto anche Ernst Reinstadler che si sarebbe trovato più a valle rispetto ai due cechi. Le due vittime, ospiti degli alberghi Post e Zebrù di Solda, avevano programmato l’escursione ed avevano scelto di ingaggiare una guida alpina proprio per una questione di sicurezza.

Purtroppo l’escursione finì in tragedia. L’inchiesta della Procura ha cercato di verificare se la sciagura potesse essere messa in relazione a presunte forme di negligenza da parte della guida. Nella richiesta di archiviazione, che ora dovrà essere vagliata dal giudice Carlo Busato, il pubblico ministero giunge a convincimenti di segno opposto scrivendo che «non emergono elementi sufficienti a sostenere l’accusa di omicidio colposo». Le indagini hanno infatti permesso di accertare che la guida, evidentemente conscia del pericolo di valanghe (indicato come marcato livello 3) aveva scelto un percorso esterno ai pendii con pendenza superiore a 30 gradi. Non solo. E’ anche provato - si legge nella richiesta di archiviazione della Procura - che la guida «ha osservato una congrua distanza di sicurezza tra i tre escursionisti». L’inchiesta non avrebbe neppure fatto emergere elementi in grado di dimostrare che la valanga non si fosse staccata spontaneamente dal crinale e fosse stata in qualche maniera provocata dal passaggio degli escursionisti. Sulla base di questi elementi, il procuratore Mayr conclude rilevando che le stesse dimensioni della slavina erano da considerarsi imprevedibili ed in quella zona non si erano verificati altri distacchi negli ultimi anni. La morte dei due escursionisti - conclude il procuratore - appare dunque legato ad un fenomeno «non provocato ed imprevedibile nella sua dimensione e forza distruttrice». Alla richiesta di archiviazione del Pm è stata si sono opposti i famigliari delle due vittime che si sono costituiti parte civile. Per questo il giudice ha fissato per i prossimi giorni un’udienza decisiva.

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