Una nuova città dal Monumento a Gries

Corso Libertà rinnovato, un’arena all’aperto, una ciclabile verso l’ex Ina: «E una targa a Tosolini, se ci vende il palazzo»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Bolzano punta a un nuovo centro. Lo indica Caramaschi: "Partirà dal monumento fino a Piazza Gries". La città nuova. Quella razionalista ma in piena crisi d'identità.

Quattro direttrici. Lo farà lungo quattro direttrici progettuali: la prima, inaugurata ieri, è un nuovo parco della Vittoria, "Il design che racconta la storia" (copyright Kuno Prey della Lub, deus ex machina della riconversione), una installazione che racconta i luoghi fuori dal mito e dalle erme, restituendoli alla memoria dei bolzanini che ci hanno passato assolati pomeriggi carichi di inquietudini adolescenziali, con binocoli interattivi e sculture leggere sulle panchine. Le altre tre le anticipa il sindaco.

L’anticipazione. Ecco la seconda direttrice: l'"Arena sui Prati", un auditorium all'aperto spinto dai commercianti del Corso, tra la zona dell'orso Pippo e il parco Petrarca: "Voglio vedere il progetto. Ma lo dico subito: se è possibile realizzarlo, io lo porto avanti".

La terza: il collegamento tra il futuro Polo museale al di là del Talvera e il centro nuovo. "Se si potrà fare un ponte pedociclabile, come immagina l'assessore Mussner o un'altra soluzione, bene lo stesso. Importante è che i musei entrino nella città e uniscano i due centri, quello vecchio e quello nuovo" dice Caramaschi.

Che aggiunge una invocazione: "Tra un po' di giorni il presidente Kompatscher incontrerà Pietro Tosolini, il proprietario del palazzo ex Ina. Non gli chiedo di regalarcelo. Né di farci un prezzo stracciato. Ma solo di non volerci guadagnare troppo. Lì, il museo avrebbe la sua casa per la vita".

Tosolini e l’ex Ina. Ma non si ferma il sindaco: "E faccio una promessa a Tosolini: se la cosa va a buon fine, gli metto una targa nel museo di Ötzi col suo nome e cognome. Per i posteri...".

Il focus sul commercio. L'ultima direttrice, la quarta, per rilanciare il centro piacentiniano, si rivolge invece ai bolzanini di oggi. Neppure di domani. E nasce dal commercio.

Col Comune a benedire e a mettere l'ombrello contributivo ad una iniziativa di riconversione leggera che non sarà temporanea ma parzialmente strutturale: corso Libertà trasformato in una vetrina di immagini e di luci, con i negozi e i negozianti che usciranno sui marciapiedi all'aperto per mostrarsi alla città.

"Sarà come uscire dal buio dei portici razionalisti per immettere nuova luce su questa magnifica via. Purtroppo in crisi" dice Kuno Prey che affiancherà, anche in questo caso, l'iniziativa fornendo il know how tecnico-creativo.

Le installazioni di Unibz Saranno immagini XXL , alte come i portici stessi, che saranno applicate ad ogni colonna, negozio per negozio, con ritratti i titolari che terranno in mano un loro prodotto in vendita. E questa installazione correrà da Piazza Vittoria fino a Piazza Gries.

Come fa ora quella approntata in stretta collaborazione con la facoltà di design della Lub, Kuno Prey, tre suoi studenti (Juliane Hettich, Chiara Onestini e Cora Sabisch), l'assessore Monica Franch, la giardineria comunale e alcuni bolzanini che hanno prestato le loro voci (da Verena Amort, a Sergio Camin, da Paolo Mazzucato, a Emanuele Esposito a Ursula Oberschmied).

Le silhouette. Perchè funzionerà così: su alcune panchine sono state fatte "sedere" alcune silhouette in metallo sulle quali si potranno trovare dei numeri telefonici; chiamandoli gratuitamente si potranno ascoltare storie di vita legate a quel giardino e agli altri intorno, quando i protagonisti di quei brevi racconti erano ragazzi e passavano le giornate tra quegli alberi. Le installazioni sono state approntate in Piazza Vittoria ma anche nei giardini di fronte alla Rai in Piazza Mazzini e nel piccolo parcheggio di Piazza Gries. Storie che restituiscono a un luogo simbolico ma anche "pesante "dal punto di vista storico e politico la sua valenza leggera, un senso di appartenenza alle vite minime della città, fuori dalla retorica ma, come hanno detto Caramaschi e la Franch, proprio per questo capaci di restituire un luogo ai suoi legittimi proprietari, i bolzanini. Poi, sempre lì, le ragazze della Lub hanno posto un cannocchiale che inquadra due alberi, uno locale e uno esotico, proveniente dall'Himalaya. I due, in tutti questi anni, si sono come legati insieme, fronda su fronda. Insomma, invecchiando, hanno imparato a convivere.

La riconversione leggera. Un messaggio, ha rilevato Prey, fortemente simbolico, capace di offrire ad una città sempre meticcia, dall'identità fragile ma composita una chiave di lettura per stare dentro le proprie nevrosi senza farsene travolgere.

Così, con il design, la Vittoria compie un ulteriore passo verso la sua riconversione leggera.

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