Una «Onlus» che promuoveva la cura dei bimbi malati di Aids

La vetrina con cui si proponeva al pubblico la Fondazione Kepha Onlus era di quelle che meritano un applauso. Opere di solidarietà e beneficenza che andavano ad aiutare persone in ogni angolo del...



La vetrina con cui si proponeva al pubblico la Fondazione Kepha Onlus era di quelle che meritano un applauso. Opere di solidarietà e beneficenza che andavano ad aiutare persone in ogni angolo del mondo. Diversi progetti, per la verità, nei primi anni sono stati realizzati ma dal 2010 il ramo degli investimenti immobiliari (con relativo presunto riciclaggio) ha preso il sopravvento. I risparmi che Kepha incamerava, in ogni caso, non erano strettamente donazioni benefiche. Si trattava di veri e propri investimenti. Le opere di bene erano finanziate autonomamente dalla società per aggiungere un valore etico e morale alla sua attività. Negli anni, comunque, la società di Monsignor Benvenuti ha aiutato disabili, ragazzi con problemi a scuola, disoccupati e persone svantaggiate. Il campus archeologico museale con sede in Sicilia (sequestrato) aveva lo scopo di promuovere la regione e le sue ricchezze archeologiche. In Zambia, invece, Kepha sostiene di aver costruito venti scuole promuovendo progetti dedicati all’agricoltura indipendente. In Burundi, invece, la Onlus pare abbia aiutato la congregazione “Bene-Tereziya”: sorelle che si prendono cura di 249 bambini orfani di guerra e malati di Aids. In Sri Lanka, infine, la Fondazione si diceva impegnata in tre importanti iniziative in collaborazione con la Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria per chi era rimasto colpito dai danni dello tsunami. Kepha aveva così ottenuto anche il patrocinio del Vaticano.













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