«Voglio riaffittare subito il palazzo dell’ex Upim»

Parla Aldo Amati, il proprietario dell’immobile: «È della nostra famiglia dal 2007 Cerco grossi marchi interessati a tutto l’edificio o aziende che si dividano i piani»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Sarà qui a giorni. E non vuole lasciare nulla di intentato.

«Farò un appello al sindaco - dice- farò un appello alle aziende. Voglio essere un fratello per Bolzano, non un estraneo. Una sola cosa non farò: lasciare quello stabile vuoto. Per la città sarebbe un'offesa». Un palazzo vuoto in pieno centro non sarebbe un bel biglietto da visita per la città.

Lui è Aldo Amati - nulla a che fare con la famiglia che a Roma è proprietaria di vari cinema - e "quello" stabile è l'edificio che, fino a poche ore fa, ospitava l'Upim. E' la prima volta che parla della "sua" Upim. E sarà forse la quarta volta che verrà a Bolzano per avviare delle trattative che si annunciano serrate. Upim e Bolzano: un rapporto che durava da 80 anni. In quell’edificio una delle prime scale mobili della città. Gli Amati e Bolzano: un rapporto che nasce nel 2007 quando il Gruppo Rinascente dismette parte dei suoi immobili rilevati da una delle società della famiglia. Dice Aldo Amati: «E' stata una sorpresa per tutti noi che l’Upim abbia lasciato. Abbiamo cercato in tutti i modi di farlo restare. Pagava 740 mila euro d’affitto l’anno, gli abbiamo fatto uno sconto del 30% ma non è bastato». Le strategie aziendali di un marchio che adesso deve convivere con altre sigle molto più aggressive non hanno lasciato spazio a nessuna manovra. «Ma quegli spazi vogliamo riempirli subito. Il palazzo, ripeto, non resterà vuoto. Lo vogliamo riaffittare il prima possibile». Potreste essere anche interessati alla vendita? «No, non vendiamo». Quanti metri sono in totale? «Si tratta di 3.140 metri quadri». Tra i più estesi in un unico palazzo in quel distretto commerciale di fronte alle Poste e che sfiora il Duomo. L'arrivo di Amati a Bolzano è stato preceduto da una serie di contatti informali per preparare un'agenda che si preannuncia fittissima. Per prima cosa il Comune. L'imprenditore romano chiederà al sindaco la massima collaborazione per non lasciare quel vuoto in pieno centro. La licenza per lo stabile è “no food” ma servirebbe una licenza anche “food”. «La mia idea - rivela - sarebbe quella di riaffittare il palazzo ad un solo marchio. Il mio sogno sarebbe Apple. Ma sono anche disponibile a sondare altre possibilità. Quella, ad esempio, di diversificare l'offerta piano per piano». Le vengono delle altre idee? «Mi viene in mente, per fare un esempio, la catena Sephora».

E nel caso a suddividere un piano in due. Massimo quattro diverse aziende.

C'è anche un'altra prospettiva che solletica la famiglia: ed è legata alla possibile presenza negli spazi dell'ex Upim di una distribuzione alimentare di qualità. Gastronomie, degustazioni, prodotti selezionati altoatesini, magari anche Eataly, il marchio che Farinetti ha portato in tutto il mondo, partendo dallo storico punto yendita vicino al grattacielo Flatiron a New York. Ma aggiunge Aldo Amati: «Anche le griffe della moda, da Gucci a Prada potrebbero trovare una buona location. Ma non so se Bolzano è all'interno delle loro strategie di espansione distributiva». In ogni caso Amati potrebbe proporre alcuni incontri in Comune e pensa di poter dialogare anche con il mondo imprenditoriale e commerciale bolzanino. Nelle trattative immobiliari, la famiglia Amati, sarà seguita a Bolzano dall'agenzia fondata da Massimo Fusina. Gli interlocutori sono Alessandra Fusina e Marco Dallapiazza. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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