WOJTYLA BEATO Quando il papa santo atterrò a Pietralba

Il 17 luglio 1988, in una memorabile domenica, cinquantamila pellegrini si radunarono attorno al Papa sui prati ai piedi del santuario di Pietralba


Paolo Valente


BOLZANO. «Lei deve essere un vescovo molto fortunato: ha una diocesi con montagne così belle»: con queste parole, rivolte durante l’udienza privata del 1987 al giovane Wilhelm Egger, appena nominato vescovo, Giovanni Paolo II accennava per la prima volta al suo desiderio di visitare l’Alto Adige.

Un desiderio che si tramutò in realtà il 17 luglio 1988 quando, in una memorabile domenica, cinquantamila pellegrini si radunarono attorno al Papa sui prati ai piedi del santuario di Pietralba. Nel 1998, in occasione del decennale della storica visita, il settimanale diocesano «Il Segno» ricordò l’evento con un numero speciale in cui, l’allora vescovo Egger ricordava così la vigilia dell’arrivo del Papa: «Ogni visita ha una sua storia che la precede e che la segue. Il poco tempo che dieci anni fa abbiamo avuto a disposizione per preparare la visita è stato caratterizzato da un intensivo lavoro di organizzazione della messa e dell’incontro dei fedeli con il Papa.

Ma il significato più profondo della visita si è rivelato in seguito, soprattutto nei rapporti personali che da allora si sono creati tra Giovanni Paolo II e la diocesi di Bolzano-Bressanone». Il vescovo aggiungeva poi un’annotazione personale: «Il Papa si era preparato con cura alla visita. Io ero stato invitato in precedenza a un pranzo di lavoro e in quell’occasione il Santo Padre si era informato sulla situazione nella nostra diocesi. In qualche momento aveva fatto delle battute molto personali, anche un po’ ironiche. A Pietralba erano parse così azzeccate che qualcuno in seguito mi chiede se anche quelle erano preparate».

Ciò che di certo non si improvvisa è l’organizzazione di un evento: il 18 aprile di quell’anno, nel giorno in cui il vescovo Egger annunciava in una conferenza stampa l’arrivo del Papa, il servizio logistico veniva affidato al commerciante bolzanino Georg Oberrauch, le questioni relative al finanziamento della manifestazione a monsignor Alfredo Canal mentre il direttore dell’Ufficio pellegrinaggi Hermann Parth fu nominato responsabile della segreteria generale. Coordinava il tutto il vicario generale Michaeler. Furono coinvolte le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, la Forestale, l’associazionismo, il Comune di Nova Ponente e il suo sindaco Hans Zelger. Neppure un’intera settimana di pioggia battente riuscì a fermare i mille volontari al lavoro: le strade vennero sgomberate da frane e detriti, per il 17 luglio tutte le vie di accesso furono riattivate. Quella mattina a migliaia salirono verso Pietralba percorrendo i sentieri dei pellegrini da Laives, Bronzolo, Ora, Aldino, Nova Ponente.

Alcuni, come il parroco Anton Pfeifer di Vallelunga in Alta Venosta, si erano messi in marcia addirittura prima della mezzanotte. Per accoglierli tutti era stata anche bonificata la zona paludosa davanti alla basilica. Verso le 9, in una splendida giornata di sole, Giovanni Paolo II arrivò in elicottero da Lorenzago di Cadore. Celebrò la messa, in diretta tivù, con 190 sacerdoti tra i quali il patriarca di Venezia, cardinale Cè, gli allora vescovi di Trento Sartori e Gottardi, quello di Innsbruck Stecher, quelli altoatesini Egger, Gargitter e Forer. Tra gli episodi simpatici di quel giorno, il regalo dei giovani al Papa: uno zaino contenente una corda, una bussola, una giacca a vento e una cartina geografica dell’Alto Adige. E poi la battuta alla presentazione dello staff del vescovo, quando Wojtyla, rivolgendosi all’economo diocesano lo ammonì: «Mi raccomando, non mi faccia debiti».













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