Migranti, resta solo chi ha il posto fisso 

La storia di Geofferey: vivo qui da 8 anni, ho lavorato in un’azienda agricola e pago l’affitto. Ora ho poche speranze 


di Massimiliano Bona


BRESSANONE. C’è chi parla senza nemmeno sapere come sono cambiate le regole per i migranti. Molti lavorano come stagionali e poi si mettono alla disperata ricerca di un’altra occupazione, ma nel frattempo pagano l’affitto con l’obiettivo di stabilirsi definitivamente qui. A complicare loro la vita è stato il «Decreto sicurezza», fortemente voluto dal vicepremier Matteo Salvini. Chi non ha un posto fisso sa di andare incontro ad un’espulsione quasi certa. Anche chi ottiene la Protezione speciale (PSD), potrà restare legalmente in Italia ancora un anno, «ma in questo caso gli verrebbe categoricamente negato il permesso di soggiorno per lavoro, anche se nel frattempo fosse riuscito a trovare un impiego fisso. Un paradosso e una situazione di incertezza e insicurezza davvero inaccettabili», sottolinea Alessio Giordano, street worker presso l’Oew, l’Organizzazione per un mondo solidale con sede a Bressanone. Per capirne di più ci siamo fatti raccontare la storia di Geofferey Onodu, in Italia da 8 anni. «Con questo Decreto - spiega - non ho speranza».

Geofferey, migrante-lavoratore a rischio espulsione. Uno degli undici venditori di «Zebra» che si sono riuniti a Millan l’altra sera per ritirare il tesserino viola per il 2019, è Geofferey Onodu, arrivato in Italia attraverso il mar Mediterraneo nel 2011. Ha ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Da allora il 35enne ha lavorato presso un’azienda agricola di Laives. Un posto fisso però non è ancora riuscito a trovarlo e sbarca il lunario vendendo il giornale di strada. «Vivo qui da 8 anni, pago mensilmente il mio affitto e mi piacerebbe contribuire in maniera costruttiva alla crescita di questo Paese. Se dovessi perdere il permesso per restare qui, i miei sforzi fino ad oggi sarebbero stati inutili», afferma.

Il decreto Salvini lo mette di fronte ad una situazione senza speranza. Se alla scadenza della sua «protezione umanitaria» dovesse riuscire ad ottenere la neonata Protezione speciale (PSD), potrà restare legalmente un altro anno, ma qualora trovasse un lavoro non potrebbe «convertire» il suo permesso di soggiorno. Anche con un contratto a tempo indeterminato in tasca. Qualora, invece, non dovesse ottenere il permesso speciale Geoffrey potrebbe fare ricorso, ma se la risposta dovesse essere negativa sarebbe costretto a lasciare il Paese entro un mese. «Come possa essere in grado di fare questo - commenta Giordano - senza aiuto o mezzi finanziari, non è dato saperlo».

Il parere dell’avvocata dall’Oew: «Questa legge crea solo problemi». Anna Bilello, la scorsa settimana, si è resa disponibile come consulente per i venditori e le venditrici di «Zebra» toccati in prima persona da questo decreto e ammette: «La nuova legge manca di chiarezza e crea più problemi che soluzioni. Non è né una misura di prevenzione per diminuire la migrazione e men che meno un modo per migliorare il sistema di asilo in Italia». Tutti coloro che nel passato hanno chiesto e ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, lo hanno ottenuto legalmente e in seguito al parere di una commissione che lo ha ritenuto necessario e giusto. Che sia proprio la legge ora a far sì che questo permesso non conti più, dimostra come il nuovo decreto non punti a risolvere alcun problema».

C’è chi ha trovato il posto fisso grazie a «Zebra». «Molti dei nostri venditori negli anni passati, attraverso l’esperienza con Zebra, sono riusciti a trovare lavoro presso artigiani, aziende agricole o anche nel sociale. Purtroppo non tutti hanno questa fortuna. Ora alcuni di loro dovranno riuscire a trovare un lavoro vero il più presto possibile», continua Giordano. La situazione, per molti di questi migranti, è di difficile soluzione. «Il nuovo decreto ha portato molta incertezza nel gruppo, visto che molti permessi di soggiorno corrono il forte rischio di non essere rinnovati. Con il Decreto Sicurezza, infatti, scompare il permesso per Protezione Umanitaria. Chiunque ne sia titolare potrà restare sul territorio italiano se alla scadenza avrà rinnovato il permesso di soggiorno umanitario per motivi di lavoro». L’accordo che l’Oew si impegna a firmare con i venditori fa parte di un progetto sociale ma non è un’assunzione. Nove donne e 58 uomini, tra i 18 e i 66 anni, sono registrati come venditori, ma per restare dovranno spuntare un contratto. Meglio se a lunga scadenza.

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