Profughi, fondi congelati anche per la val d’Isarco 

La responsabile dell’accoglienza: ci sono stati due solleciti dell’Anci al Ministero L’impressione è che il Governo sia intenzionato a dimezzare i finanziamenti


di Massimiliano Bona


BRESSANONE. Per i migranti, in Italia, è cambiata l’aria. La parola accoglienza è stata sostituita da un muro invisibile, costruito in mare dal nuovo Governo, quasi a dire che da qui non si passa più. Gli sbarchi dall’inizio dell’anno sono diminuiti dell’80,13 per cento ma è cambiata anche la strategia sullo Sprar, il sistema di accoglienza che incentivava i Comuni a trovare spazi ed integrare a fronte di un contributo del 95 per cento dello Stato. Ebbene ora quei fondi sono stati congelati anche per il Comprensorio val d’Isarco che da luglio aspetta l’ok del Ministero per aumentare di 10 unità il proprio contingente. I profughi sono destinati all’ex asilo di Varna ma Roma tace. «Tramite l’Anci - spiega Sara Ciola, responsabile del servizio per conto del Comprensorio- abbiamo inviato due solleciti perché vorremmo partire da ottobre assumendo anche il personale necessario. Ma il Governo, per ora, non ha risposto nemmeno all’Associazione nazionale Comuni italiani. Non sappiamo se si tratti di una scelta o di semplici ritardi». Tra l’altro in val d’Isarco la rete di accoglienza creata per dare una casa è un lavoro ai migranti funziona benissimo. «Circa l’80 per cento dei richiedenti asilo ha già un lavoro, studia la lingua e si è inserito. Si tratta di persone fortemente motivate. Tra alcuni mesi ci saranno le prime uscite dalle strutture e ci stiamo preparando anche a quello». Il ministro e vicepremier Salvini ha annunciato la volontà di dimezzare i fondi ma resta da capire se si tratti di una strategia politica o di una scelta operativa. La paura per quanto attiene i tagli riguarda, anche in Alto Adige, i percorsi di integrazione già in essere e quelli programmati con gli Sprar, i centri gestiti dai Comuni, che puntano a modalità di ospitalità diffuse e con numeri limitati. Meno profughi ma più integrazione, in sostanza. Si tratta della risposta alle strutture gestite dalla Provincia (i Cas, i maxi centri di accoglienza straordinaria, come l’ex Alimarket a Bolzano ad esempio) che vengono indicati come il modello da seguire nella Carta della Buona accoglienza siglata da Anci, ministero dell’Interno e mondo cooperativo. Proprio da chi con l’accoglienza lavora arrivano dubbi sul fatto che «dimezzare i fondi per l’accoglienza altro non significa che chiudere tanti progetti e rimandare in strada i richiedenti asilo». In val d’Isarco, per ora, non c’è preoccupazione ma emerge - in modo chiaro e netto - il desiderio di saperne di più. Cosa vuol fare il Governo con i nuovi progetti Sprar o con le integrazioni dei vecchi? «Entro settembre - conclude Ciola - ci aspettiamo la risposta definitiva. Anche per riuscire ad organizzarci per tempo». L’ex asilo, a Varna, per ora resta chiuso. C’è un muro invisibile, come quello eretto in mare dal nuovo Governo.













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