Infrastrutture

Conoscere le dighe: oggi l’esercitazione per prevenire incidenti

A inizio mese a Martello è stato organizzato dall'Ufficio Idrologia e dighe dell’Agenzia per la Protezione civile un incontro per capire il funzionamento di queste infrastrutture e conoscere le misure di sicurezza



BOLZANO. Le dighe sono infrastrutture strategiche realizzate per soddisfare l’esigenza di trattenere, regolare e accumulare le risorse idriche naturali per poi rilasciarle e renderle disponibili al fabbisogno. "Date le loro dimensioni e il potenziale pericolo che esse rappresentano, gli standard di sicurezza in materia di dighe sono molto elevati e devono essere applicati da parte del gestore a partire dalla loro progettazione e costruzione, continuando con l’esercizio fino all'eventuale dismissione", ha esordito il Direttore dell’Agenzia provinciale per la Protezione civile Klaus Unterweger.

L’autorità statale che vigila sull'esercizio delle 15 grandi dighe altoatesine, con altezza dello sbarramento superiore a 15 metri o volume di invaso superiore ad 1 milione di metri cubi di acqua, è la Direzione generale dighe mentre, per ragioni di tempestività della risposta richiesta e delle competenze primarie fissate dallo Statuto di autonomia, è ad appannaggio della Provincia la gestione e la prevenzione delle emergenze che le possono interessare, ha specificato l’assessore provinciale alla Protezione civile Arnold Schuler. In questo contesto lo stesso assessore ha voluto ricordare come in Alto Adige, di recente, siano stati approvati dalla Giunta provinciale, in accordo con il Commissariato del Governo per la Provincia di Bolzano, i Piani di emergenza che definiscono le possibili situazioni di pericolo, le fasi di allerta, il modello di intervento e le misure di salvaguardia utili ad assicurare l’incolumità delle popolazioni e la protezione dei territori posti a valle di tali opere.

Affinché in caso di necessità le procedure di emergenza vengano attuate in modo efficace, è dunque molto importante un'adeguata formazione dei soggetti coinvolti. Nell'esercitazione di piena programmata per oggi, venerdì 17 novembre è stato previsto anche uno scenario diga, in cui verranno testate le comunicazioni relative al pericolo connesso con la propagazione verso valle di un’onda di piena originata da uno scarico eccezionale dalla diga del Gioveretto in alta Val Martello. Qui un evento del genere si era verificato il 24 agosto 1987 producendo grande devastazione in tutta la valle e lasciando il segno nella memoria collettiva.

Le dighe strumenti di regolazione del flusso d'acqua

In preparazione all'esercitazione e per informare in merito alle nuove procedure di emergenza, giovedì 9 novembre si è svolta, presso la sala comunale di Martello, una serata informativa organizzata dall'Ufficio Idrologia e dighe dell’Agenzia per la Protezione civile in stretta collaborazione con Alperia e il Comune ospitante.

Relatori della serata sono stati gli ingegneri Andreas Bordonetti, direttore operativo di Alperia Greenpower, e Roberto Dinale, direttore dell’Ufficio provinciale idrologia e dighe. Il primo ha illustrato le caratteristiche tecniche della diga, i controlli e i monitoraggi automatici e manuali cui l’opera è continuamente sottoposta, le modalità di gestione degli eventi di piena e gli strumenti di previsione e simulazione che la stessa società impiega al fine di gestire in modo ottimale la diga e l’invaso, nonché per allenare il proprio personale al caso reale. Il secondo ha continuato presentando in dettaglio le condizioni per l’attivazione del sistema di protezione civile, le comunicazioni e le misure operative al verificarsi di eventi, temuti o in atto, rilevanti ai fini della sicurezza della diga e dei territori a valle oppure del rilascio a valle di portate che possano comportare onde di piena e rischio di esondazione. Un’interessante prospettiva, alla quale Ufficio Idrologia e dighe e Alperia lavoreranno assieme, è quella del parziale vuotamento preventivo dell’invaso del Gioveretto, in caso di allerta per pericolo idraulico sul torrente Plima, per trattenere nel serbatoio la portata proveniente da monte e produrre in questo modo la cosiddetta laminazione dell’onda di piena annullando, o quantomeno limitando, i suoi effetti verso valle.













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