Campi al posto dei boschi Trasformati 15 ettari 

L a giunta accoglie le richieste dei proprietari di terreni ai margini degli abitati Previste modifiche al piano urbanistico e valutazioni dell’impatto geologico


di Bruno Canali


LAIVES. Da verde boschivo a verde agricolo: anche a Laives sono state recapitate in municipio richieste per trasformare circa 15 ettari di verde boschivo in verde agricolo. Nella maggior parte dei casi si tratta di richieste provenienti da proprietari di terreni ai margini degli abitati, al confine con verde boschivo appunto, come nel caso dei masi a Montelargo e a La Costa Seit.

«Date queste richieste – spiega quindi il vicesindaco Giovanni Seppi – abbiamo affidato a un tecnico l’incarico di predisporre gli elaborati grafici. Ce li dovrebbe consegnare fra tre o quattro settimane. Una volta pronti li vedremo in giunta, quindi passeranno al vaglio di una commissione composta dal sindaco o da un suo delegato, da un tecnico dell’Ispettorato forestale e da uno dell’Ufficio paesaggio ed ecologia». L’iter burocratico non terminerà qui, perché c’è ancora il passaggio in consiglio comunale dato che si tratta di variazioni della destinazione urbanistica di porzioni del territorio comunale, variazioni non così impattanti come sono quelle per realizzare nuove zone residenziali o produttive, ma che comunque vanno a incidere sull’ambiente. Passato il giudizio del consiglio comunale, tutto tornerà alla giunta provinciale per il via libera definitivo, una procedura che risulta anche più breve rispetto alle modifiche del piano urbanistico comunale. Il vicesindaco aggiunge un’altra considerazione: «Complessivamente le richieste ammontano a circa 15 ettari di verde boschivo, ma non è detto che passino tutte. Per ciascuna infatti sarà fatta una valutazione dell’impatto ambientale (Via) e di quello geologico, in maniera da evitare qualunque possibile rischio per il fondovalle».

Esami rigorosi, quindi, ma necessari: è già successo in passato che a San Giacomo, per lavori agricoli a monte delle case, in occasione di acquazzoni, sia scesa a valle una certa quantità di fango. Fatto che in quel caso non ha costituito un pericolo, ma è risaputo che gli alberi del bosco contribuiscono a consolidare il terreno, cosa che non possono fare allo stesso modo impianti come vigneti e filari di mele. Da qui, insomma, come dice il vicesindaco, la necessità di una valutazione dell’impatto ambientale e del rischio idrogeologico di queste trasformazioni.













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