Ciclabile, il Tar blocca il tratto Laives-Vadena 

Variante illegittima. La proprietaria dell’area non è stata avvisata dell’avvio dell’iter L’avvocato Mazzei: «La procedura e l’esecuzione dell’opera è stata così azzerata»



Laives/vadena. Doccia fredda per i Comuni di Laives e Vadena perché il Tar - accogliendo il ricorso presentato dalla proprietaria dei fondi interessati – ha azzerato di fatto l’iter per la realizzazione della pista ciclabile sovracomunale che interessa i due Comuni ma è inserita nel tratto che collega Bolzano a Salorno. Il motivo è presto detto: la Provincia, che si è interessata degli espropri e ha modificato d’ufficio il piano urbanistico comunale di Vadena, non ha avvisato la diretta interessata dell’inizio del farraginoso iter burocratico. «Questa sentenza, in concreto, - spiega l’avvocato Federico Mazzei, che ha difeso la proprietaria del terreno - potrebbe comportare un ritardo di diversi mesi, da 6 a 9 almeno. L’iter dovrà ripartire da capo».

I giudici del Tribunale regionale di giustizia amministrativa affermano, in buona sostanza, che la variante è illegittima perché alla ricorrente, i cui fondi agricoli sono interessati dall’esproprio per realizzare la nuova pista ciclabile, non è stata fatta la comunicazione di avvio della procedura.

«Inoltre - prosegue l’avvocato Federico Mazzei - nel progetto di variante mancavano le mappe catastali relative alle proprietà interessate dal tracciato. La procedura e l’esecuzione dell’opera è così azzerata».

I giudici: «Già nella fase urbanistica vanno coinvolti i proprietari».

La Provincia, da parte sua, ha replicato minimizzando gli effetti dell’omissione e rinviando l’apporto partecipativo diretto dei proprietari dei terreni interessati alla futura fase espropriativa.

I giudici, invece, la pensano in modo diametralmente opposto. «L’introduzione di vincoli preordinati all’espropriazione in esito all’approvazione delle varianti fa sì che l’interesse pubblico alla realizzazione dell’opera debba essere soppesato in relazione agli interessi confliggenti. La ponderazione di questi ultimi esige, pertanto, che già nella fase urbanistica che si svolge a monte di quella ablativa, sia prevista la partecipazione dei titolari degli interessi, primi fra tutti i proprietari dei beni oggetto di vincolo preordinato all’espropriazione».

Il tracciato è ritenuto sicuro.

Nell’udienza si è discusso anche della maggiore economicità della soluzione patrocinata dai ricorrenti, senza considerare l’aspetto della sicurezza valorizzato dalla soluzione adottata dalla Provincia che prevede un percorso non promiscuo (veicoli motorizzati e bici) ma destinato esclusivamente ad uso pedociclabile. «Si tratta, in ogni caso, di valutazioni - scrivono i giudici - che attengono al merito delle scelte operate dalla Provincia, le quali appaiono ispirate ad un criterio (quello della maggiore sicurezza per gli utenti della realizzanda ciclabile), che appare ragionevole ed esente da macroscopiche incongruenze o travisamenti di fatto».

Spese legali: paga la Provincia.

I giudici hanno condannato la Provincia al pagamento in favore dei ricorrenti di 2.500 euro.

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