Covid e freddo, Croce Rossa  in prima linea per i senzatetto 

La struttura temporanea. I container allestiti nel parcheggio dei pendolari presso la stazione ospitano fino a 26 persone senza fissa dimora. La squadra della Cri gestisce il centro e svolge funzione di mediatrice con i servizi sociali del territorio 


Simone Facchini


Merano. Il progetto era nato come risposta all’emergenza Covid per le persone prive di fissa dimora. Ieri è stata comunicata la data della sua conclusione, il prossimo 30 aprile. Con il passare delle settimane allo scopo di garantire la sicurezza sanitaria si è sovrapposta la funzione di risposta all’emergenza freddo. Sono 26 i posti letto nei container allestiti dalla Protezione civile nel parcheggio dei pendolari presso la stazione in via IV Novembre. Sono pressoché tutti sempre occupati. È la Croce Rossa a gestire il centro dove trovano conforto coloro che non hanno un tetto, che magari lo hanno perso per ragioni connesse alla pandemia, che costringe in ogni caso a trovare soluzioni, anche in questo contesto, capaci di minimizzare il rischio di propagazione del contagio. Questo centro esprime una delle repliche della rete socio-istituzionale al disagio che il virus sta dilatando. Non l’unica: oltre a casa Arché, la Caritas ha attivato nuove capacità d’accoglienza a Quarazze.

Risposta alle emergenze.

Ma l’allestimento dei container presso la stazione ha seguito un percorso diverso. «Il progetto è in capo alla Protezione civile per rispondere all’esigenza di accoglienza delle persone che si trovano nel territorio altoatesino» spiega Andrea Tremolada, responsabile dei progetti sociali della Cri provinciale. Buona parte di queste a suo tempo erano ospitate nelle strutture della Fiera di Bolzano per far fronte all’emergenza coronavirus. Nel capoluogo come a Merano, un’opportunità per le persone che vivono sulla strada di passare i periodi di lockdown – nelle varie sfumature che questo ha assunto nel tempo – all’interno di strutture protette. «Adesso, in collaborazione con i servizi sociali municipali, la nostra struttura risponde anche all’emergenza freddo». C’è un certo turnover, ma di regola chi entra può rimanere fino a quando la sua situazione non diventa più stabile. Che significa trovare un alloggio sostenibile. Oppure c’è anche chi decide di cercare lavoro in un’altra città.

La gestione.

La capienza del centro è di 26 persone. Un paio di giorni fa erano 23 i posti occupati nei container, con “in coda” due richieste di inserimento inoltrate dall’ufficio comunale dei servizi sociali. Chi alloggia qui ha la possibilità di usufruire di pasti caldi. In ogni container si trovano due persone, con alcuni spazi comuni sia esterni sia interni, questi ultimi limitati nella frequentazione dal rispetto delle disposizioni anti-Covid. La Croce Rossa, al di là della logistica e dei servizi che comprendono la distribuzione di materiale igienico-sanitario, si occupa della mediazione con i servizi sociali del territorio: per la presa in carico da parte degli stessi, per la ricerca di un’occupazione. Anche se nella piccola comunità dei container c’è chi qualche lavoro già ce l’ha. Ma temporaneo, non stabile, a volte a chiamata, e comunque non sufficiente a garantire un reddito tale da poter trovare un alloggio. Per pagare un affitto e rendersi autonomi. «Lo scopo della struttura è anche quello di permettere alle persone di ristorarsi, di riprendere le forze», aggiunge Tremolada. Chi non lavora, trova invece un ambiente che può stimolarlo a pensare al proprio percorso e alle sue priorità. Nei container al momento alloggiano un paio di cittadini italiani e tre comunitari, mentre la maggioranza è composta da cittadini extra Ue.

Il personale Cri.

Una parte delle persone ospitate proviene dalle strutture di accoglienza per i richiedenti di protezione internazionale, richiesta per alcuni già accolta e per altri in fase di valutazione, sia che si provenga dai Cas sia che si arrivi dall’esperienza degli Sprar, oggi tramutati in Sai (Servizio di accoglienza e integrazione). Nel centro sono impiegati sette dipendenti della Croce Rossa coadiuvati da alcuni volontari, tra i quali un medico che effettua visite regolari. La presenza è garantita 24 ore al giorno.

Tamponi regolari.

Ci sono stati un paio di casi di positività al Covid riscontrati nel corso dell’esperienza della struttura emergenziale, isolati nel centro per la quarantena di Colle Isarco. «Vengono effettuati tamponi regolari per la sicurezza degli ospiti ma anche della collettività». Una tutela della salute che ha riflessi sull’accoglimento della struttura da parte della comunità locale. «Per essere benaccetta deve garantire sicurezza, obiettivo perseguibile grazie all’impegno del personale di riferimento», chiosa Tremolada. «Noi ci siamo per i nostri ospiti, ma anche per il territorio stesso».













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