giorno della memoria 

Un’opera sul calcio “dimenticato” 

Storia dei presidenti di Casale, Napoli e Roma, colpiti dalle leggi del ‘38



MERANO. Proseguono gli eventi dedicati alla memoria dell’Olocausto e degli orrori del nazifascismo: il programma approntato da Comune e associazioni prevede infatti, fino al 9 febbraio, diverse manifestazioni che spaziano dal teatro alle conferenze.

Oggi, con inizio alle 20, il cinema Ariston ospiterà la proiezione a ingresso libero di “Opera senza autore”, film di Florian Henckel von Donnersmark in lingua tedesca e con sottotitoli in italiano.

Per domani, la Comunità ebraica di Merano ha organizzato la presentazione del volume “Presidenti. Le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma” (ed. Giuntina), alle 19 nella sala Anna Frank, in via Leopardi 31. A parlarne sarà l’autore, il giornalista 33enne Adam Smulevich, già tra gli autori dello spettacolo teatrale “Bartali. Il campione e l’eroe”. Il libro racconta la storia di Raffele Jaffe, l’uomo che regalò a Casale uno scudetto alla vigilia della Grande Guerra, di Giorgio Ascarelli, il fondatore del Napoli in una stagione contraddistinta da diverse felici intuizioni, e di Renato Sacerdoti, il presidente che per primo fece assaporare ai tifosi della Roma il sogno tricolore. Tre protagonisti del nostro calcio, oggi quasi del tutto dimenticati. «Fu il fascismo, e più precisamente furono le leggi razziali, a renderli degli indesiderati – spiega l’autore –. Ascarelli era già morto da tempo quando le leggi entrarono in vigore, ma ciò non gli evitò una feroce ritorsione postuma. Jaffe e Sacerdoti, pur convertiti al cristianesimo da tempo, furono messi ai margini della società. Il fascistissimo Sacerdoti, in clandestinità, riuscì a scamparla. Jaffe, invece, arrestato dalle camicie nere, fu ucciso ad Auschwitz. Il libro vuole ricostruire le loro storie, non accontentandosi di ripercorrere cronologicamente fatti e situazioni. È uno sguardo d’insieme a una stagione di scelte e responsabilità, in ogni senso. Perché l’orrenda pagina del pregiudizio e della violenza fascista riguarda un po’ tutti. Rileggerla attraverso lo sport, linguaggio universale per eccellenza, può forse aiutare a fare chiarezza».













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