Il caso

Scandalo mascherine: Contestato danno erariale di 6,7 milioni a 7 dirigenti dell'AsdAA

Al direttore dell’azienda sanitaria altoatesina Zerzer e ad altri sei funzionari viene contestato l'acquisto dei dispositivi di protezione e il loro trasporto dalla Cina all'Alto Adige. Oberalp respinge tutte le accuse

GUARDIA DI FINANZA. L'indagine sul danno erariale 
LA PROCURA. Chiesto il rinvio a giudizio per Zerzer, Engl e Franzoni
LE INDAGINI.
 Mascherine, tra gli indagati il vertice dell’Asl
LA VICENDA. 29 milioni per mascherine mai utilizzate



BOLZANO. Le sette persone dell'Azienda sanitaria altoatesina, tra dirigenti e funzionari, che sono stati invitati dalla Procura della Corte dei Conti di Bolzano a fornire deduzioni in merito all'acquisto delle mascherine cinesi durante la pandemia di Covid-19 sono: Florian Zerzer, direttore generale, Enrico Weger, direttore amministrativo, Mark Kaufmann, primario del Servizio d'urgenza, Patrick Franzoni, responsabile Unità Covid, Pierpaolo Bertoli, direttore sanitario facente funzioni, Marianne Siller, direttrice tecnico - assistenziale e Renato Martinolli, direttore della Ripartizione acquisti e Responsabile unico del procedimento per l'appalto.

In particolare al direttore Zerzer, in solido con gli altri sei dirigenti citati, viene contestato l'acquisto delle mascherine cinesi e il loro trasporto dalla Cina all'Alto Adige, nei magazzini dell'azienda Oberalp. Il totale del danno erariale contestato, in questo caso, è di 6,7 milioni di euro circa. Relativamente al presunto danno erariale di ulteriori 31.711 euro, di costi per lo svolgimento di una serie di test di laboratorio fatti eseguire sulle mascherine quando la loro inidoneità era già stata accertata, sono chiamati a dedurre i soli Florian Zerzer, Patrick Franzoni e Renato Martinolli. Infine il solo Franzoni è stato invitato a fornire deduzioni anche per l'allontanamento dal posto di lavoro che avrebbe comportato un danno erariale stimato dalla Procura contabile in complessivi 30 mila euro, prevalentemente per danno d'immagine. 

L’azienda Oberalp SpA, però, respinge "qualsiasi dichiarazione relativa al suo ruolo di essere stato fornitore o importatore di dispositivi di protezione o responsabile del controllo di qualità. Oberalp SpA si riserva inoltre di intraprendere azioni legali nei confronti di coloro che diffondono queste false notizie nonostante le ripetute dichiarazioni da parte dell'azienda avvenute nel passato".

Oberalp SpA scrive: «Sabes non ha mai "acquistato" alcun materiale protettivo da Oberalp Ag, non ci sono mai state "trattative" con Sabes e non è stato concluso con Sabes alcun "contratto di compravendita" che potesse contenere "clausole di rescissione", come menzionato in vari articoli di stampa. Di fronte ad una assoluta emergenza, Oberalp SpA ha fornito a Sabes contatti di fornitori di dispositivi di protezione in Cina e ha trasmesso ai fornitori cinesi un elenco di prodotti ritenuti necessari da Sabes. Inoltre, su richiesta urgente del Presidente della Giunta Provinciale, ha prefinanziato entro un giorno un importante importo in dollari, richiesto dai fornitori come anticipo immediato. Senza questa azione, i mezzi protettivi a suo tempo richiesti in urgenza da tutto il mondo sarebbero finiti nelle mani di altre parti interessate a ruba».

"Un contratto con Sabes è stato stipulato a posteriori di questo prefinanziamento e su iniziativa di Sabes unicamente per legittimare il rimborso del denaro anticipato dall'Oberalp SpA. Per questo motivo, una "clausola di rescissione" non avrebbe mai potuto far parte di questo contratto atipico, come adesso pare essere rimproverato ai dirigenti della Sabes. Oberalp SpA non è quindi mai stato un fornitore o importatore e non è mai stato responsabile del controllo di qualità della merce. Oberalp SpA ha agito come mandatario della Sabes e si è comportato in veste di "banca privata" per la Giunta Provinciale per sburocratizzare al massimo possibile un processo di pagamento, tenendo conto della urgenza dettata dalla emergenza pandemica», conclude la nota.













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