Il caso

Tentato omicidio Kranebitter Auer: Benedict scrive alla ex moglie, ma la famiglia rifiuta le lettere

Il presunto aggressore, arrestato a inizio marzo, sta per essere trasferito in Italia. Nessun pentimento negli scritti recapitati in via Cavour, ma continui riferimenti all’allontanamento dai due figli. 

L'ARRESTO. Fermato in Germania il presunto aggressore di Waltraud Kranebitter
LA PAURA Il marito: «L'ex di mia figlia non sopportava che fosse tornata a casa» 
LE INDAGINI Ricercato l’ex della figlia 
L'AGGUATO Colpita mentre scendeva in garage per azionare il contatore

L'ACCUSA «Voleva portarle via i bimbi»



Bolzano. Benedict Chika Ibolekwu si trova ancora in Germania, rinchiuso in un carcere bavarese: nei prossimi giorni è attesa l'udienza di convalida per il trasferimento in Italia. Il 35enne di origini nigeriane è stato arrestato a inizio marzo perché ritenuto il presunto aggressore dell'ex suocera Waltraud Kranebitter Auer, 62 anni, ferita gravemente a coltellate nel seminterrato del proprio condominio in via Cavour nella serata del 13 febbraio: solo per un miracolo e per la tempestività dei soccorsi, la violenza non ha avuto esito fatale. Le condizioni della fisioterapista bolzanina migliorano, seppur ancora ricoverata al "San Maurizio" in un reparto ordinario. Mentre la famiglia Auer, intesa come il marito Robert e la figlia, vuole voltare pagina. Ci sta provando quantomeno. Negli scorsi giorni Benedict Chika Ibolekwu ha inviato diverse lettere indirizzate alla ex moglie, con la quale i rapporti si erano incrinati da tempo, già mesi prima dell'aggressione, tanto che i contatti si erano azzerati. «Abbiamo deciso di non leggere nulla di ciò che ha scritto», rivela Robert Auer, anche consigliere Svp della circoscrizione Centro, «Siamo troppo addolorati e profondamente shockati dall'episodio. Se le forze dell'ordine lo hanno arrestato, vuol dire che hanno degli elementi importanti a disposizione. Abbiamo subito inoltrato le lettere alla Procura della Repubblica per contribuire alle indagini». Gli scritti saranno accorpati nel fascicolo dell'accusa per tentato omicidio. Dalle lettere si potrebbe dedurre che l'uomo di origini nigeriane negherebbe ogni coinvolgimento all'aggressione. Come riporta la "Neue Südtiroler Tageszeitung", il trentacinquenne non si è mai scusato nei messaggi recapitati in via Cavour 8. Anzi, avrebbe fatto riferimento quasi solo ed esclusivamente alla separazione con l'ex moglie avvenuta a settembre. E a quanto fosse ingiusto l'allontanamento dai due figli piccoli sancito ufficialmente dal tribunale di Monaco di Baviera. Benedict Chika Ibolekwu avrebbe fatto ricorso, denunciando la sottrazione dei minori alle autorità italiane. Da lì l'ex marito avrebbe cominciato ad essere insistente, a farle pressioni, tanto che lei si era rivolta al centro antiviolenza della Gea («se torna, chiama subito il 112», il consiglio delle operatrici).

La nuova vita

«Dall'arresto siamo tornati a respirare. Non dobbiamo più guardarci le spalle quando usciamo», ribadisce Robert Auer, «Siamo stati circondati da una solidarietà mai vista prima. I nostri vicini di casa e alcuni amici ci aiutano con i bambini mentre andiamo in ospedale da Waltraud. Qualcuno ci ha addirittura cucinato il pranzo. I miei nipotini sono felici di vedere qualcuno in casa, sono presenze che li rasserenano. Ora stiamo cercando di ricostruirci una vita. Non è facile, ma sentiamo una grande vicinanza da parte dei nostri concittadini». Il pensiero fisso è alla moglie, che dell'aggressione subita non ricorda nulla. Lo shock, come spiegato dai medici, ha innescato un meccanismo di autotutela che le impedisce di rivivere quella notte: «I primi dieci giorni è stato un incubo, non erano ancora scongiurati danni permanenti al cervello. Le ferite stanno pian piano guarendo, rimaniamo fiduciosi e in attesa che possa uscire dall'ospedale», conclude Robert Auer. AL.BO.













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