Merano nell’occhio della Storia Lo spunto arriva da Franz Kafka 

La lettura. La permanenza dello scrittore ceco in città nel 1920 è lo spunto per un’opera che intreccia politica e cultura Qui l’autore iniziò a confrontarsi con l’antisemitismo: come racconta Tiburzi, cominciò a pensare di trasferirsi in Palestina



Merano. Sono passati esattamente cento anni da quel 3 aprile del 1920, quando a Merano arrivava lo scrittore ceco Franz Kafka. Per ricordare quell’evento che sulla città uscita malconcia dalla Prima guerra mondiale ebbe un impatto importante, a cura di Patrick Rina e Veronika Rieder è uscito un interessante volume che ripercorre non solo la permanenza dello scrittore praghese in città, ma anche un periodo nel quale le due rive del Passirio passavano dall’orbita dell’Impero austriaco a quello del Regno d’Italia.

“Kafka a Merano – Cultura e politica intorno al 1920” per Raetia editore rappresenta un vero e proprio salto indietro nel cuore di un’epoca nella quale il vento lontano dell’Ottocento e della sua Belle Époque si scontrava con l’instaurazione di un nazionalismo europeo che avrebbe portato al drammatico secondo conflitto bellico. Proprio in quel momento, il giovane e malaticcio Kafka arrivava in città nella speranza di trarre beneficio da quel clima mite e temperato del quale avevano beneficiato già la principessa Sissi e tutti quelli che l’avevano anticipata o seguita.

La presenza dello scrittore boemo a Merano è descritta da un panel di dodici penne le quali a vario titolo esplorano il mondo dell’autore di “La metamorfosi”. E sulla nostra città di allora, su come Kafka ci considerasse, in un certo senso, lui, scrittore che per comunicare usava la lingua tedesca, abbiamo una formidabile documentazione di corrispondenze arricchita dalle lettere meranesi alla sua “amata” Milena.

Tra i tanti e tutti interessanti contributi sui tre mesi di permanenza di Kafka in città, forse quello che si occupa dell’aspetto meno noto di questo soggiorno è ad opera di Antonella Tiburzi. Infatti è proprio a Merano che lo scrittore boemo inizia a confrontarsi in modo deciso e decisivo con la questione dell’antisemitismo e del sionismo. Dalle sue due residenze, prima all’hotel Emma, poi alla pensione Ottoburg di Maia Alta, Kafka osserva un’Europa che si sta imbarbarendo e preparando all’esperienza dei totalitarismi. In quel cuneo che precede l’Olocausto, proprio nella nostra città Kafka matura il “suo” sionismo ma anche la voglia di trasferirsi addirittura in Palestina. Non accadrà mai, perché solo quattro anni dopo lo scrittore ebreo morì per complicanze della tubercolosi, seguito dalle sue tre sorelle, deportate e assassinate nei lager nazisti tra il 1942 e il 1943. J.M.













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