Al Filmclub il documentario che parla di Dolomiti e di corallo

Bolzano. Duecentocinquanta milioni di anni fa erano una stupenda barriera corallina. Oggi sono stupende vette che si ergono a 3.000 metri sul livello del mare in Alto Adige, Trentino e Veneto. Sono...



Bolzano. Duecentocinquanta milioni di anni fa erano una stupenda barriera corallina. Oggi sono stupende vette che si ergono a 3.000 metri sul livello del mare in Alto Adige, Trentino e Veneto. Sono le Dolomiti. Del loro passato hanno mantenuto il colore rosa corallo che si accende al tramonto, le piccole conchiglie e i piccoli molluschi rimasti incastrati nella loro roccia per milioni di anni. Le Dolomiti e i loro segreti geologici sono tra i protagonisti del documentario Il segreto degli oceani, diretto dal regista bolzanino Michele Melani, che sarà presentato in anteprima oggi 17 dicembre al Filmclub di Bolzano alle ore 18,30, per essere poi essere messo in onda su National Geographic (Sky, 403) il 25 dicembre alle 20.55. Alla realizzazione del film, prodotto dalla casa di produzione bolzanina Formasette per National Geographic e sostenuto da Idm, hanno contribuito il geologo e paleontologo Federico Fanti, l’ingegnere robotico Grace Young, lo scrittore bolzanino Luca D’Andrea che ha curato sceneggiatura e testi, e tanti professionisti altoatesini del settore audiovisivo. Michele Melani, bolzanino, anni 38, è Executive Producer, filmmaker e socio fondatore di Formasette. Gli chiediamo come è nato il documentario. «Due anni fa e io e Federico Fanti ci siamo posti domande interessanti: qual è l’importanza della barriere coralline? Com’è la loro situazione? Cosa si può fare per salvaguardarle? Abbiamo scoperto che le barriere coralline sono il secondo polmone della terra, come la foresta amazzonica, e che ricoprono un quarto dei nostri oceani. Siamo partiti dalle Dolomiti per capire come nasce, cresce e muore la barriera corallina senza l’intervento dell’uomo, senza il surriscaldamento o l’acidificazione. La risposta è che la natura si adatta, cambia. Poi abbiamo trovato il team giusto e siamo partiti per 3 continenti, per scoprire il passato, il presente e forse il futuro della nostra terra». Quali difficoltà avete incontrato e dove?

«Le difficoltà le abbiamo incontrate ovunque perché ci muovevamo con 450 chili di materiale su elicotteri, jeep, barchette. Anche sulle Dolomiti, con vento e freddo. I problemi sono stati più che altro burocratici, ai tanti confini».

Le scoperte più incredibili?

“Che nonostante l’uomo, le barriere cercano di vivere».

Dopo questa esperienza lei è ottimista o pessimista circa il nostro futuro?

Ci sono più problemi per l’uomo che per la natura. Quella sopravvive sempre, lo abbiamo visto nelle Dolomiti. Se continua così, l’uomo si estingue, insieme a tutte le specie animali.

C’è un messaggio in questo vostro documentario?

Se vogliamo sopravvivere dobbiamo imparare dalla natura, che non si sottopone alle nostre regole… D.M.















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