Classic Bump Band con Bobby Previte 

Merano Jazz. Oggi l’ appuntamento conclusivo della rassegna  Sul palco anche Ray Anderson, Marty Ehrlich e Jerome Harris


Giuseppe Segala


Merano. Il concerto del compositore e interprete brasiliano Ivan Lins, che ha aperto mercoledì scorso al Teatro Kimm la ventitreesima edizione di Merano Jazz, ha dimostrato ancora una volta come sia necessario ascoltare la musica dal vivo, per condividere pienamente e capire la personalità di un artista. Le registrazioni di Lins sono state innumerevoli, nell’arco di una carriera che dura da cinquant’anni. Ma la vitalità, l’energia, la forza comunicativa del concerto di Merano non può essere riprodotta da alcun lavoro registrato. Il temperamento di Lins, perfettamente in sintonia con il mondo brasiliano, con i suoi equilibrismi instabili, le sfumature tra solarità e malinconia, viene trasmesso dalla sua presenza, dal sorriso, dalle movenze e dalle espressioni del volto. Alla riuscita del concerto, nel quale Lins ha proposto una carrellata di brani celebri come “Harlequin”, “Velas”, “Madalena” (il secondo, acclamato bis), ha contribuito la formazione che lo accompagnava, in cui spiccava il pianoforte di Antonio Faraò, in profonda simbiosi con la musica di Lins. Questa sera, 12 luglio, dopo il concerto di ieri con il quartetto della contrabbassista Linda Oh, Merano Jazz si chiude con un altro appuntamento molto atteso: la riunione, dopo vent’anni, della Bump Band di Bobby Previte, ribattezzata per l’occasione Classic Bump Band. Nell’organico, allora celebrato sulla scena newyorchese del nuovo jazz, ritroviamo gli splendidi solisti di quella esperienza, con il formidabile trombonista Ray Anderson, a Merano in questi giorni anche in qualità di “Artist in Residence” dell’Accademia Mitteleuropea, e il sassofonista Marty Ehrlich. L’annunciato bassista Steve Swallow, già protagonista di un concerto memorabile a Merano Jazz nel 2013, con il suo quintetto insieme a Carla Bley, sarà sostituito in questa occasione da Jerome Harris, apprezzato solista sia con il basso che con la chitarra, già collaboratore di grandi artisti quali Sonny Rollins, Jack DeJohnette, Paul Motian, ma di frequente al fianco degli stessi Previte ed Anderson. Nella sua attività più che trentennale, Previte ha percorso la musica di oggi con sguardo attento a un ampio spettro di orientamenti e stimoli, mettendo in evidenza un approccio in cui la batteria amplia e arricchisce la propria funzione. Uno strumento che entra a pieno titolo nella sfera dell’arrangiamento, si pone in relazione con i brani musicali, propone direzioni e sviluppi. La sua matrice che guarda a Max Roach, messa in luce fin dal 1985 nella registrazione “The Sonny Clark Memorial”, di John Zorn, rappresenta un punto di partenza evidente.

Ray Anderson è un maestro del trombone: già lo ascoltammo a Merano nel 2012, con il trio BassDrumBone, insieme al batterista Gerry Hemingway e al contrabbassista Mark Helias. Le proposte di Merano Jazz proseguono anche domani (ore 19, Hotel Aurora) e domenica (ore 10,30, Scuola di Musica), con i concerti scaturiti dalle attività di laboratorio dell’Accademia di Franco D’Andrea ed Ewald Kontschieder. Ogni docente, tra cui lo stesso D’Andrea, la vocalist Anna Lauvergnac, il sassofonista Pietro Tonolo, il trombettista Matthias Schriefl, il percussionista Mamadou Diabaté, presenterà un organico formato dagli allievi.













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