Dentro il femminismo e l’arte al femminile 

Bolzano. Al Museion “Doing Deculturalization”, la mostra della curatrice ospite Ilse Lafer Il progetto prende le mosse dagli scritti della critica e storica dell’arte italiana, Carla Lonzi


Marzio Terrani


Bolzano. Museion ha presentato “Doing Deculturalization”, la mostra a cura di Ilse Lafer, curatrice ospite 2019. Il progetto prende le mosse dagli scritti della critica e storica dell’arte italiana Carla Lonzi (1931-1982), che hanno influenzato in maniera importante il rapporto tra femminismo e arte femminile in Italia. In mostra oltre 40 posizioni di artiste e archivi, sia storiche che recenti – con una particolare attenzione per quelle all’interno dell’Archivio di Nuova Scrittura (ANS), Collezione Museion.

“La deculturalizzazione per la quale optiamo è la nostra azione” scriveva in Sputiamo su Hegel (1970) Carla Lonzi, intendendo con ciò una rottura radicale ovvero la creazione di un vuoto rispetto a una cultura organizzata in senso patriarcale e dominata fino ad allora esclusivamente dall’uomo – ed in cui nemmeno l’arte costituisce un’eccezione. Una rottura che si esprime come rifiuto di rapporti sociali di potere, ma anche dai codici imposti dalla vita, dal lavoro e dal linguaggio.

La mostra ruota in vari modi intorno a questa rottura radicale o vuoto – il vuoto è un principio dell’esposizione, sia per quanto riguarda le opere presentate che l’architettura espositiva, creata per l’occasione. La mostra pone l’attenzione da un lato sul femminismo italiano degli anni settanta del secolo scorso – fenomeno fino ad ora poco discusso a livello internazionale, e il suo difficile rapporto con l’arte. Dall’altro, l’arte femminista è considerata alla luce del concetto di deculturizzazione introdotto da Lonzi - da una prospettiva sia storica che attuale.

Nelle opere in mostra il movimento di “sottrazione dalla norma” si manifesta in una decostruzione del linguaggio a favore di nuove modi di esprimersi, che contemplano il segno astratto e i materiali quotidiani. Sono messe in rilievo le artiste che trattano aspetti personali e biografici, come Berty Skuber o indagano il rapporto tra corpo e linguaggio (Tomaso Binga). Con i lavori di artiste contemporanee come Bracha L. Ettinger e Chiara Fumai sono indagate le convenzioni del linguaggio.

“Doing Deculturalization” mette in luce anche realtà ed esperienze passate, come quella della Cooperativa Beato Angelico di Roma, iniziata da Carla Accardi e Suzanne Santoro insieme ad altre, per affermare, attraverso l’attività espositiva, una “cultura femminile” distinta. Emerge anche il ruolo portante, all’interno di una rete femminista, della Libreria delle Donne, fondata a Milano nel 1975 e tematizzata nei lavori di Margherita Morgantin. La nascita della libreria è stata supportata anche da donazioni di artiste vicine sia all’Archivio di Nuova Scrittura che a Rivolta Femminile. Un ruolo altrettanto centrale è rivestito dalla Collezione di Mirella Bentivoglio e dalla gallerista e curatrice Romana Loda, che attraverso la loro attività hanno lavorato per dare visibilità all’arte femminile.

Dai lavori di artiste contemporanee come Claire Fontaine, Katarina Zdjelar o Sonia Khurana emerge quanto il principio di deculturizzazione sia un progetto che non può essere concluso, ma richiede una continua attualizzazione. Il vuoto come modalità d’azione di questo progetto trova un’immagine ricca e sfaccettata grazie ai lavori di Marion Baruch, Gina Pane o Marisa Merz.

Da questo contesto multiforme emerge quindi uno scenario speculativo, una topografia delle associazioni tra gli archivi dei movimenti femministi, formati espositivi orientati in senso femminista (“mostre ghetto”) e pubblicazioni, posizioni artistiche storiche e attuali. Nella rilettura del rapporto tra arte e femminismo, la deculturizzazione si configura così come un modello d’azione e di pensiero produttivo.

«Il progetto della curatrice ospite Ilse Lafer si inserisce appieno nell’identità di Museion, che da sempre ha mostrato una particolare attenzione al femminile e alla messa in discussione di format di mostra tradizionali. Tematiche di grande attualità a livello nazionale sono affrontate attraverso uno sguardo inedito ed altro: anche in questo senso la mostra corrisponde alla vocazione che ha contraddistinto Museion fin dall’inizio, ovvero essere una piattaforma dialogica del contemporaneo», questo il commento di Letizia Ragaglia, direttrice di Museion. La mostra di Ilse Lafer è stata realizzata in collaborazione con A cura di Ilse Lafer, curatrice ospite a Museion 2019 In collaborazione con: Sabeth Buchmann, Frida Carazzato, Francesca Lacatena, Lukas Maria Kaufmann, Brigitte Unterhofer e team e resterà visitabile al Museion fino al 3 di novembre.

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