Federico Steinhaus: «L’antisemitismo? È diventato politico» 

La Giornata della Memoria. Il nuovo libro dell’esponente della Comunità ebraica meranese Lunedì la presentazione ad Aldeno, in Trentino. «È un momento delicato della nostra storia» «Criticare Israele è legittimo, ma negare al popolo ebraico il diritto ad una patria è antisemitismo»


maddalena di tolla deflorian


MERANO. “Una giornata della memoria, 364 giornate dell’indifferenza. Mutazioni, manipolazioni e camuffamenti dell’antisemitismo” è il titolo dell’ultimo libro di Federico Steinhaus, memoria storica della Comunità ebraica del Trentino-Alto Adige. L’autore lo presenterà domani sera, lunedì 27 gennaio, alle 20.30 nel municipio di Aldeno, in Trentino. L’abbiamo intervistato.

Lei dice spesso che l'antisemitismo non si esaurisce con la tragedia del nazismo e della Shoah, avendo radici profonde in Europa. Vale anche oggi?

L’ antisemitismo, nelle sue diverse mutazioni, esiste nell’Europa cristiana da quasi duemila anni. Inizialmente aveva una connotazione solamente religiosa, che ha avuto il suo culmine nel Medioevo con le accuse - oltre che di deicidio - di avvelenare i pozzi e di uccidere bambini cristiani per mescolare il loro sangue all'impasto del pane azzimo. È stato il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1963, a cancellare queste accuse, per le quali papa Giovanni Paolo II ha chiesto perdono. Poi è subentrato l’ antisemitismo razziale, una invenzione francese e tedesca dell'Ottocento; fascismo e nazismo l’ hanno utilizzato per i loro scopi. Oggi, da circa 50 anni, l’ antisemitismo ha assunto una veste più politica e spesso proviene da varie fasce della sinistra occidentale. Criticare Israele non è antisemitismo, ma negare ad Israele il diritto di esistere o negare al popolo ebraico di avere una sua patria lo è.

Matteo Salvini, il leader della Lega, e il sovranismo populista europeo diffondono l’ idea che l’antisemitismo sia causato e diffuso dalla popolazione islamica immigrata. Cosa risponde?

Lasciamo perdere ogni riferimento agli schieramenti della politica nazionale. Che oggi l’ antisemitismo sia particolarmente esteso e violento là dove vivono numerose minoranze musulmane è innegabile: basti pensare alla Francia, al Belgio, alla Svezia dove gli ebrei vivono nella paura. La spiegazione è, appunto, politica. L’Islam radicale non accetta che esista lo stato d’ Israele e dal 1967 (Guerra dei sei giorni) le sinistre occidentali vicine all’Unione Sovietica hanno veicolato questa forma di antisemitismo che ancora oggi esiste ed è molto diffusa. Inoltre, queste manifestazioni di antisemitismo hanno riesumato l’ antisemitismo medievale con le accuse di deicidio e di omicidio rituale e addirittura con le caratteristiche fisiche orribili attribuite dai vignettisti all’ebreo “tipico”.

Come possiamo spiegare alle giovani generazioni le radici e i pericoli dell’antisemitismo?

Per quanto riguarda le radici dell’antisemitismo, basterebbe ripercorrere la storia dell’Europa cristiana per comprenderne le cause. I pericoli sono evidenti e non per nulla 49 capi di stato e di governo si sono riuniti in questi giorni a Gerusalemme per affermare che esso va combattuto: gli ebrei sono sempre stati il primo bersaglio di regimi che poi hanno tolto la libertà ed i diritti anche agli altri cittadini. Combattere l’antisemitismo non significa proteggere gli ebrei solamente, ma anche sé stessi.

Ha parlato di recente con esponenti della cultura/comunità ebraica? Come si sentono le comunità ebraiche di fronte all’odio che dilaga nel discorso sociale, e che viene sdoganato perfino da non pochi politici?

Come dicevo, gli ebrei non si sentono più al sicuro in diversi paesi anche di antica civiltà. Dalla Francia fuggono ogni anno diverse migliaia di persone, che si rifugiano in Israele. Lo stesso avvenne per gli ebrei argentini all’ epoca dei colonnelli e per gli ebrei dell’Unione Sovietica. Israele rappresenta il rifugio ed il protettore degli ebrei perseguitati. Per quanto riguarda razzismo, xenofobia, odio per i diversi di ogni genere, si tratta di una drammatica involuzione della capacità umana di sentire solidarietà ed empatia, di immedesimarsi in chi è più debole e vulnerabile. A questo proposito voglio anche dire che Israele è l’unico stato dell’Asia in cui vi è assoluta parità e tutela per donne, omosessuali maschili e femminili, profughi, appartenenti a qualsiasi altra religione.

Intolleranza e violenza verbale e fisica dilagano anche contro altre comunità, come i disabili, le donne, i migranti, le persone LGBT. Come si cura questo male oscuro dentro la società?

La domanda su come si possa curare questa piaga a mio parere ha una sola risposta possibile: con l’educazione, con la prevenzione fatta nelle scuole da insegnanti esperti e motivati, con l’esempio.

I libri, la cultura, fin dove arrivano in questo lavoro di pace?

Purtroppo gli italiani leggono poco ed i giovani, che in questa opera di educazione devono essere al primo posto, prediligono l’uso degli strumenti che l’informatica mette a loro disposizione, dagli smartphone ai giochi online. In Internet si trova di tutto, anche l’incitamento all’odio ed alla violenza, ed è uno strumento che non si può mettere sotto controllo. Quello di insegnare tolleranza, empatia, solidarietà, è un lavoro da fare in piccoli gruppi e va di pari passo all'insegnamento ad usare la propria testa per decidere come comportarsi.

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