Il teatro politico delle Vbb contro sovranisti e razzisti 

Al Teatro Studio “Alles kann passieren!”, il reading che ha debuttato a Vienna Otto donne alle prese coi discorsi di Salvini, Orban, Kaczynski, Strache e altri


di Daniela Mimmi


BOLZANO. I personaggi sono otto, e a loro daranno voce otto donne sudtirolesi. Sono donne comuni, ma non sono comuni i personaggi: Matteo Salvini, Ministro degli Interni e vicepremier italiano, Herbert Kickl, Ministro degli Interni austriaco, Viktor Orbán, Presidente del Consiglio ungherese, Jaroslaw Kaczynski, Presidente del partito polacco Pis, Mateusz Morawiecki, Primo Ministro polacco, Heinz-Christian Strache, Ministro dei Lavori Pubblici e Sport, nonchè Vicecancelliere austriaco, Norbert Hofer, Ministro del Traffico, Innovazione e Tecnologia austriaco e infine Miloš Zeman, Presidente della Repubblica Ceca. Quello che dicono, raccontano, affermano per voce delle otto donne sudtirolesi (Margareth Braunhofer, Helene Christanell, Sabina Frei, Irene Heufler, Olivia Kieser, Anna Kostner, Waltraud Staudacher, Nicole Dominique Steiner, introdotte da Alexander Kratzer), fa venire i brividi. Ed è proprio questo l’effetto che Doron Rabinovici e Florian Klenk (il primo scrittore, storico e regista viennese, il secondo giornalista e caporedattore del Wiener Wochenzeitung Falter“) vogliono ottenere mettendo in scena anche a Bolzano, dopo Vienna nel novembre scorso, “Alles Kann Passieren!”, ovvero “Può accadere di tutto!”. Il reading, di cui Alexander Kratzer firma la regia, avrà luogo il 23 gennaio alle ore 20, nello Studio del Teatro Comunale di Bolzano e avrà come scenografia quella di “Die Haptstadt”. «Non potevamo credere alle nostre orecchie quando abbiamo letto queste parole», hanno detto i due ideatori. È della stessa idea Ina Tartler, che ha curato la drammaturgia. «Neanch’ io potevo credere alle mie orecchie quando ho letto i testi raccolti da Rabinovici e Klenk. Sono un inno al nazionalismo, alla prevaricazione, al razzismo. È importante mettere in scena un lavoro del genere, così coraggioso, perché effettivamente noi di questi personaggi abbiamo solo l’ immagine, frammentaria che ci trasmettono i media. Ma leggere i testi che hanno scritto e declamato, è allucinante». «Lo scopo di questo lavoro è quello di sensibilizzare il pubblico, creare un atteggiamento critico – ci dice il regista Alexander Kratzer - La cosa più drammatica, secondo me, è che ci stiamo abituando a dei discorsi deliranti, agli estremismi, al razzismo. Ormai è la normalità, nessuno si scandalizza. Anzi c’è gente che li ascolta, che crede alle loro parole. Non so come sarà il futuro dell’Europa, sicuramente nel giro di alcuni anni molte posizioni si sono radicalizzate. Spero solo che la gente capisca che sono discorsi folli, fuori dal tempo e spero che questo spettacolo serva a fare riflettere. Ho un bel gruppo di donne sudirolesi che hanno preso la cosa molto sul serio. Io ho dato loro alcune indicazioni soprattutto sui movimenti e sulla lettura. Hanno una bella energia e molto entusiasmo, sono tutte motivate e questo è molto bello».

Tra di loro c’è anche Sabina Frei, della Rete di Partecipazione. «Siamo otto donne molti diverse, per età, per lavoro. Ma siamo anche molto simili, pensiamo che non si possa prescindere dal rispetto per l’ essere umano. Sul palco, almeno io, penso alla lettura, ma quando ho letto i testi per conto mio, mi sono venuti i brividi, soprattutto a leggere questi discorsi uno dopo l’ altro. Sono persone pericolose, ciniche, disumane. Sì, in questo spettacolo c’è un messaggio politico. Come diceva Rosa Luxenburg “Essere apolitici, significa essere politici senza saperlo”. Devo dire che è pesante leggere certe cose. Per fortuna in mezzo ci sono anche delle citazioni, ad esempio, di Hannah Arendt». Anche la giornalista Nicole Dominique Steiner fa parte del gruppo. «Conoscevo più o meno questi discorsi, perché li abbiamo sentiti tutti, hanno l’eco sinistro degli anni anni ’30 o ’40, e messi tutti insieme fanno veramente paura. Dove finiremo? Mi piace l’idea che sul palco ci siano solo donne. Nessuna di noi legge solo il discorso di un politico, ma li mescoliamo e l’effetto è ancora più forte, arriva moltiplicato all’infinito e alla fine siamo tutte Salvini. Anni fa non avrei mai pensato di poter assistere allo sgretolamento dell’Europa, al populismo della destra, a questa perdita di umanità”. Per noi è molto interessante il discorso di Matteo Salvini tenuto al Parlamento Europeo di Strasburgo nell’aprile del 2017. Dopo l’entrata strafottente, dopo aver offeso tutti i presenti (“Dovreste trovarvi un buon terapista” e altre amenità del genere) e dopo essere stato richiamato all’ordine (e all’educazione) dal Presidente al quale risponde “Queste minacce non mi fanno né caldo né freddo!”. E continua: “Se gli europei sono contro il terrorismo islamico, sono islamofobi; se sono contro l’adozione di bimbi da parte degli omosessuali, sono omofobi; se vogliono chiudere i campi rom e fermare l’immigrazione, sono razzisti. No, significa che sono uomini razionali e liberi. Voi siete malati, non riuscite a comprare i cervelli della gente e controllare i giornali, le notizie, le stazioni radio… State impazzendo, cosa vi fate venire in mente? Pasticci su Facebook e internet, multe da cinque, anzi cinquanta milioni… Potete pensare quello che volete. L’unica cosa che farete per certo è fare le valigie e cercarvi un lavoro vero, perché la verità non può essere fermata, né qui né altrove. Grazie, viva Internet e viva Facebook!».















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