Il libro

Polly Barton, una prospettiva scabrosa


Marco Pontoni


Porno – una storia orale” dell’inglese Polly Barton, che è anche saggista e traduttrice dal giapponese, uscito in Italia per La Tartaruga a fine 2023, è a prima vista un testo scabroso. In verità potrebbe fare pensare anche al “noioso” di qualche inchiesta puramente quantitativa: chi fa cosa, in che percentuale, ecco un grafico, e così via.

Invece no. Cominciamo col dire che il libro di Barton è fatto di conversazioni. Il tema quindi è affrontato da una prospettiva non fredda e analitica ma intima e dialogante. Inoltre, si tratta di una prospettiva femminista, che l’autrice condivide con gran parte delle persone – in tutto 19 – con cui discute di questo argomento tabù: il consumo di materiale pornografico.

Il campione è composto di amici e amiche di età e orientamenti sessuali diversi, comunque persone con le quali la scrittrice ha già in partenza un minimo di confidenza. Barton, dal canto suo, si espone in prima persona, dice cioè cosa pensa del porno, cosa cerca in quel mondo, cosa la infastidisce o disgusta. Si fa, insomma, parte attiva.

Il quadro che ne esce spazia su temi come rapporto di coppia, desiderio (e etica del desiderio), vergogna, patriarcato, industria del sesso. Temi che implicano domande come: in una coppia è importante sapere se il partner è interessato al porno, o che cosa predilige? C’è corrispondenza fra le preferenze espresse in materia e i comportamenti nella vita reale? E ancora: il porno rispecchia sempre e comunque un ordine sociale declinato al maschile, come sostiene una parte del mondo femminista, o è “trasversale”?

“Sono tante le risposte individuali che mi hanno stupito – spiega Barton - in maniere tutte diverse, ma penso che l’aspetto più stupefacente di questo progetto sia stato proprio scoprire quanto le persone avessero da raccontare, quanto riflettessero sui risvolti etici legati al porno, e quale ricchezza di storie personali e altri aneddoti avessero al riguardo”.

Il tema, a dispetto dell’enorme diffusione della pornografia nella nostra società, anche in forme neo-imprenditoriali (OnlyFans), continuerà a rimanere un tabù, e probabilmente ciò è inevitabile, per il suo essere ascritto ad una sfera molto segreta e protetta nel comportamento umano. Ma queste pagine hanno il merito di mettere a fuoco aspetti persino apparentemente inconciliabili dell’universo pornografico. Ad esempio, il suo essere a volte contiguo ad una visione della sessualità che implica l’uso della violenza, e come tale disturbante, pericolosa, specie per le donne. Ma anche il suo potenziale liberatorio, perché consente alle persone di esplorare nuove regioni del desiderio e dell’immaginario (a volte francamente bizzarre).

Infine, un giudizio che emerge molto spesso in queste interviste: il materiale pornografico che gira in rete, a dispetto della sua abbondanza, è spesso stereotipato, ridicolo, irritante. Insomma, brutto, anche agli occhi di chi non lo disprezzerebbe per partito preso.

 













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