Il testamento di Pan: «Siamo un modello, ma si può fare di più»

«L’Alto Adige è uscito bene dalla crisi economica globale La Provincia può spendere meglio le sue ingenti risorse»


di Renato Brianti


BOLZANO. «Dobbiamo essere più coraggiosi». È l’invito a politici e imprenditori di Stefan Pan che lascia la presidenza di Assoimprenditori: il 6 giugno prossimo cederà il testimone a Federico Giudiceandrea ma continuerà l’avventura in Confindustria. «L’Alto Adige - sottolinea Pan - è uscito bene dalla crisi e si conferma come modello in Europa per quanto riguarda l'economia, il welfare e la convivenza». Alla Provincia di Bolzano Pan lancia però l'appello a «spendere meglio». A livello nazionale il Jobs act e l’abolizione dell’Irap sono stati «traguardi importanti», aggiunge, criticando invece duramente «l’abolizione dei voucher per scopi elettorali». «In Italia sta tornando la fiducia, anche nell’edilizia, frena però il debito di Stato», spiega Pan.

Presidente, tiriamo un bilancio di questi 7 anni al vertice di Assoimprenditori.

«Sono stati 7 anni difficili con una crisi che ha colpito tutto e tutti e nonostante questo siamo riusciti a integrare la centralità dell’impresa come presupposto di rafforzamento del territorio e a far diventare l’Alto Adige un modello di riferimento a livello europeo».

La stessa visione europea che adesso riconosce Bolzano come punto d’incontro fra gli industriali di Italia e Germania?

«Esatto, quello che abbiamo fatto qui è diventato di riferimento per molte iniziative che adesso vengono seguite in europa tra tutte le industrie. La centralità di Bolzano è essere laboratorio non solo dell’Alto Adige, un laboratorio per esempi virtuosi, come dare un futuro ai giovani. Un esempio ne è l’apprendistato come modello duale che è stato ripreso dalla Lombardia, siamo diventati un modello catalizzatore per grandi cambiamenti ma dobbiamo riuscire a integrare ancora di più scuola e imprese, far capire che le fabbriche sono luoghi di intelligenza applicata, intelligenza che fa crescere i giovani».

Quindi Alto Adige sempre in primo piano.

«Abbiamo fatto tanto per il nostro territorio ma c’è il rischio di sedersi sugli allori, c’è ancora la necessità di trasmettere il messaggio che il miglioramento continuo è l’unica maniera per rimanere al passo di chi ha successo».

È un riferimento al Parco tecnologico?

«Anche. La concentrazione di spesa per la tecnologia funziona solo se mettiamo al centro le imprese che la utilizzeranno e le loro persone, in un interscambio, non deve solo essere una voce di bilancio».

Con il cambio di ruolo che succederà per lei?

«Il capitolo che si chiude è quello di presidente di Assoimprenditori, il ruolo che si apre con grande forza è quello di presidente di Confindustria Trentino Alto Adige e in primis di vicepresidente di Confindustria. Tra le mie deleghe ci sono la coesione delle regioni quindi una prospettiva regionale che interpretiamo in chiave europea. La regione è quel luogo che fa sentire più vicina l’Europa ma l’Europa siamo noi, non è Bruxelles, siamo noi quelli che hanno la capacità di gestirla, di cambiarla ed è questo il lavoro che dobbiamo fare e che nel mio ruolo di vicepresidente di Confindustria posso portare avanti rafforzando sempre il territorio altoatesino come punto di riferimento a livello italiano ed europeo».

Ma l’Europa sembra così lontana, per tanti aspetti, dal quotidiano dei suoi abitanti.

«Non siamo ancora consapevoli che viviamo nel mercato più ricco del mondo, siamo il primo Pil europeo al mondo, siamo molto più forti della Cina e degli Usa e bisogna spiegarlo specialmente ai giovani, che devono sentirsi parte integrante del più alto potenziale di intelligenza al mondo e devono farlo sentendosi a casa, e vedendo il loro futuro qui. L’italia è fanalino di coda nella presenza di laureati nelle imprese, molti meno dei nostri vicini, se vogliamo svilupparci dobbiamo fare entrale le nuove menti ma in maniera intelligente».

Come valuta la proposta di Boccia per la detassazione completa per le giovani assunzioni?

«È una proposta shock ma se i giovani non entrano nelle aziende non hanno futuro. Sono convinto che ogni imprenditore o imprenditrice capirà i vantaggi di avere delle forze giovani una volta integrate».

Un prossimo obiettivo?

«Vorrei vedere un Alto Adige sempre più simbolo dell’Europa che vogliamo, aperto, innovativo, che accoglie tutti e in grado di essere un catalizzatore di grandi cambiamenti con un’industria pensante fatta di intelligenza applicata. Noi lavoreremo in questa direzione».













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