100 anni Bergman, eredità artista totale

Tanti sulle sue 'orme' da Woody Allen a Christian Mungiu

ROMA


(ANSA) - ROMA, 13 LUG - Cento anni fa si accendeva la luce di Uppsala, quel bagliore d'arte pura, di umanissime contraddizioni, di intuizione formidabile nell'oscurità dell'animo umano che oggi riconosciamo in Ingmar Bergman. Cento anni dalla nascita (14 luglio 1918), poche settimane dalla morte (il 30 luglio del 2007).

Dal Festival di Cannes al Cinema Ritrovato di Bologna i momenti dedicati alla memoria di Bergman adesso si moltiplicano.

E ritorna la domanda che accompagna sempre la memoria dei grandi artisti: cosa lascia la loro opera, dove si ritrovano i frammenti di quella luce accecante che si traduce in capolavori perfetti come "Il posto delle fragole", "Il settimo sigillo". Da Woody Allen che dal mito di Bergman è sempre stato ossessionato alla Nouvelle Vague, Rohmer e Truffaut. E poi Ozon e Assayas, il romeno Mungiu e per paradosso Von Trier. Nessuno può dirsi, in coscienza, distante da Bergman: nessun altro ha saputo traghettare la psicanalisi da esperienza astratta dell'inconscio in visualità lacerante













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