Visto un buco nero super vorace, si butta sul 'cibo'



<p>Un <strong>buco nero</strong> capriccioso come un bambino ha rovesciato il suo intero piatto: <strong>ha generato un vento iper-veloce</strong> talmente violento da scagliare la materia e il gas di cui si nutriva in tutte le direzioni, spazzando via il gas interstellare circostante e <strong>modificando la struttura stessa della sua galassia</strong>, chiamata <strong>Markarian 817</strong>. L’irruento oggetto è stato avvistato dal telescopio spaziale XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea e di dati sono stati analizzati nello studio  <a href="https://iopscience.iop.org/article/10.3847/2041-8213/ad1407">pubblicato </a>sul The Astrophysical Journal, guidato dall’Università americana del Michigan e al quale ha contribuito anche l’Università di Roma Tre.<br /><br />I buchi neri consumano solo una parte della materia che ruota a spirale intorno a loro nei cosiddetti dischi di accrescimento: parte di questa viene respinta nello spazio, proprio come accadrebbe con un bimbo capriccioso che lancia quello che ha nel piatto. Ma possono capitare anche episodi molto più violenti, in cui il buco nero rovescia tutto: questo non solo priva il buco nero del suo ‘cibo’, ma fa anche sì che le stelle non possano più formarsi in un’ampia regione. Finora, questo vento iper-veloce era stato rilevato solo in dischi di accrescimento estremamente massicci, che superano il limite della quantità di materia che un buco nero può assorbire, ma in questo caso la galassia Markarian 817 equivale ad un piccolo ‘spuntino’.<br /><br />Le attenzioni dei ricercatori si sono concentrate su questa galassia perché era stranamente ‘silenziosa’, sembrava cioè non emettere gli energetici raggi X tipici delle galassie che ospitano buchi neri. Il telescopio XMM-Newton ha permesso di capirne il motivo: i venti ultra-veloci si comportavano come una coperta, bloccando i raggi X. “È molto raro osservare venti ultra-veloci che hanno abbastanza energia da alterare la galassia che li ospita”, afferma Elias Kammoun dell’Università di Roma Tre, co-autore dello studio guidato da Miranda Zak. “Il fatto che Markarian 817 abbia prodotto questi venti per circa un anno suggerisce che i buchi neri potrebbero rimodellare le galassie che li ospitano molto più di quanto si pensasse in precedenza”.</p>









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