L’impresa dell’avvocato: la traversata della Manica

Thomas Ladurner, 34enne meranese, ha nuotato per 11 ore e 4 minuti. È il settimo italiano e il secondo altoatesino a riuscire nella massacrante impresa


di Antonella Mattioli


MERANO. Ha visto un servizio in televisione e ha detto: «Voglio farlo anch’io». Cosa? La traversata della Manica a nuoto. Dopo due anni di allenamenti, il 13 agosto, Thomas Ladurner, 34 anni, meranese, avvocato che lavora come giurista nello studio dell’onorevole Karl Zeller, ha realizzato il suo sogno: è il settimo italiano ad aver compiuto quest’impresa, il secondo altoatesino. Prima di lui, nel 2009, Thomas Kofler, un suo amico meranese.

Ladurner ha impiegato 11 ore e 4 minuti a percorrere 45 chilometri. Temperatura dell’acqua: 17°. «Il freddo - racconta - è il nemico principale: dopo un paio d’ore che nuoti ti sembra di non poter resistere. La tentazione di smettere è fortissima. Per questo è fondamentale la presenza, sulla barca d’appoggio, di chi ti segue. Tocca a loro incitarti a non mollare. Ad assistermi nell’impresa c’erano Birgit, la mia ragazza, mio fratello Andreas e il mio amico Clemens Gutmann. Senza di loro, molto prababilmente, non ce l’avrei fatta».

I preparativi. «Ho cominciato a preparare l’impresa due anni fa sia per quanto riguarda l’aspetto burocratico-organizzativo che quello sportivo».

In che senso burocratico-organizzativo?

«Eh, sì perché non è che uno decide di compiere la traversata e parte. La cosa è molto più complicata. Io ho presentato la domanda all’organizzazione che cura questo tipo di imprese due anni fa: sono solo sei le barche accreditate a seguire chi decide di cimentarsi in quest’avventura. Ed è il capitano che decide quando ci sono le condizioni meteo giuste per tentare. Nell’aprile del 2011 inoltre ho fatto un collegiale a Malta in cui ho ottenuto un attestato che dimostra che ho nuotato per sei ore in acque libere alla temperatura di 15º: Questa certificazione è necessaria perché accolgano la tua richiesta di attraversare il canale della Manica».

L’allenamento. Ladurner fa parte dello Sport Club Merano e ha cominciato a nuotare a cinque anni. «A quell’età - spiega - sono i genitori a scegliere per te. Per me comunque è stata una scelta azzeccata: ho fatto anche altri sport, ma con il nuoto ho un feeling speciale. Per anni ho fatto agonismo, ma al di là di questo, il nuoto ancora oggi mi consente di liberare la mente da qualsiasi altro pensiero. Fino a due anni fa avevo sempre nuotato in piscina, ma se vuoi attraversare la Manica devi farlo nelle acque libere e a temperature molto basse».

Lei dove si è allenato?

«Da marzo a maggio nei finesettimana nel lago di Monticolo: in quel periodo la temperatura dell’acqua si aggira sui 15º. Poi in Val d’Ultimo e al lago di Resia: 2-3 ore al giorno a 14-15º. Bisogna soprattutto abituarsi a resistere al freddo».

Ladurner era già pronto per tentare nell’estate del 2011, ma aveva dovuto rinunciare a causa delle condizioni meteo sfavorevoli.

La traversata. «Questa volta invece le condizioni erano quelle giuste. Il capitano ha stabilito che si poteva tentare tra l’8 e il 14 agosto. Il giorno 13 alle 6.30 di mattina a Dover in Inghilterra è iniziata la traversata che si sarebbe conclusa 11 ore e 4 minuti dopo in Francia a Calais. In base al regolamento non si può usare la muta, solo un normalissimo costume, più cuffia e occhialini. Mi vengono ancora i brividi quando penso al freddo: dopo qualche ora che nuoti ti senti gelare. Vorresti mollare tutto. Ma dalla barca che ti dà la direzione, stando a 15-20 metri di distanza, la mia ragazza, il mio amico e mio fratello continuavano ad incitarmi».

L’alimentazione. «Anche per alimentarsi ci sono regole ben precise: ogni ora è ammessa una pausa di trenta secondi: di più è impossibile perché rischi l’ipotermia. Dalla barca, che non puoi neppure toccare, mi buttavano una bottiglia con i liquidi, oltre a pezzi di banane e cioccolato. Ho bevuto: quattro litri e mezzo di liquidi con integratori e sono calato quattro chili».

A cosa pensava quando nuotava?

«Che avevo un freddo terribile: più passavano le ore e più aumentava. Sognavo solo di farmi una doccia calda».

La sensazione quando dopo 11 ore e 4 minuti è arrivato a Calais?

«Indescrivibile».

Finalmente ha potuto farsi una doccia.

«Non subito per la verità. Il regolamento prevede che si debba tornare, in barca ovviamente, da dove si è partiti».

Una curiosità: un’impresa di questo tipo quanto costa?

«In tutto circa 8 mila euro. Ma ne vale la pena. È stata un’esperienza fantastica».

Prossima avventura?

«Ho già qualche idea. Dopo anni di nuoto in piscina, mi sono innamorato delle sfide nel mare libero».

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