Skicross

Tomasi: Mondiali, Giochi e poi basta

L'azzurro del Grole Bolzano domenica in gara a Sierra Nevada


di Marco Marangoni


BOLZANO. D’inverno azzurro dello skicross, d’estate allenatore di sci alpino in Nuova Zelanda. Marco Tomasi divide l’anno solare quasi a metà. Il suo sogno è quello di partecipare ai Giochi olimpici di Pyeongchang nel febbraio 2018, poi chiuderà con l’agonismo. Ha voglia di dare una svolta alla sua vita. Vicentino di nascita, altoatesino d’adozione (vive a Marlengo), Marco è stato accolto sin da giovanissimo dal Gsa Grole di Bolzano. Domenica a Sierra Nevada disputerà il suo terzo Mondiale.

«L'obiettivo è vincere anche perché abbiamo visto nel corso degli anni che lo skicross è sempre più imprevedibile, la fortuna deve assisterti durante tutta la gara», ha detto Tomasi, 30 anni il prossimo 26 aprile e che ai Mondiali vanta l’ottavo posto di Voss in Norvegia nel 2013 il suo miglior piazzamento. In Coppa del mondo non ha mai vinto e i suoi migliori piazzamenti sono stati i due decimi posti nel 2016 a Watles. In Coppa Europa è salito solo una volta sul podio, la settimana scorsa secondo a St. Francois Longchamp (Francia).

Qual è il segreto dello skicross?

«Partire subito forte, mettersi al comando e chiudere le porte per non permettere agli avversari di sorpassarti. Ciò significa che devi fare linee veloci e molto strette».

Quali sono i progetti futuri?

«A fine stagione tornare ad allenare in Nuova Zelanda, poi qualificarmi per le Olimpiadi del 2018. Nel 2014 ero rimasto fuori per una sola posizione ma non avrei potuto comunque prendervi parte causa un infortunio. A fine gennaio 2018 dovrò essere tra i primi 32. Successivamente lascerò l’agonismo».

Perché questa decisione così a lungo termine?

«La causa sono gli infortuni (cinque interventi alle ginocchio e due alle spalle, ndr) e la voglia di allenare anche in Europa d’inverno. Considerando che al momento sono l'atleta della Nazionale con maggior esperienza nello skicross, perché non offrire la mia esperienza in squadra».

Si può vivere di skicross?

«Al momento ci sono atleti come Chapuis e Flisar che vivono di skicross, gli altri sicuramente no. Nella nostra nazionale Klotz e Thanei sono in un gruppo sportivo. Io ringrazio il Grole per il contributo che mi serve per coprire le spese. Per esempio il volo per andare ai Mondiali in Spagna è a carico di noi atleti. Non dimentichiamoci che il nostro sport è uno dei più pericolosi al mondo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













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