«È stata una disgrazia, sono disperato» 

Patrick Pescollderungg ha raccontato la sua verità: lo strangolamento della vittima conseguenza di un gioco erotico


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Oltre tre ore di racconto, drammatico e preciso. Patrick Pescollderungg ha confermato ieri in carcere, in occasione dell’udienza di convalida del fermo, quanto aveva già confessato (ma in assenza dei propri avvocati) ai carabinieri di Brunico. Al momento della tragedia nel piccolo appartamento di San Giorgio di Brunico, Maria Magdalena Oberhollenzer era in sua compagnia. Il dramma sarebbe avvenuto nel cuore della notte tra il 26 ed il 27 dicembre. Il corpo privo di vita della donna venne trovato soltanto diverse ore dopo, cioè verso le 22 del 27 dicembre. Ad allertare le forze dell’ordine era stato l’ex marito che non riusciva più ad avere contatti con la vittima. All’epoca si parlò di una probabile aggressione in casa. L’autopsia rivelò che la donna morì asfissiata per strangolamento ma ieri, al giudice Emilio Schönsberg, l’indagato ha raccontato che nulla di quanto avvenne quella notte nel piccolo appartamento di San Giorgio è stato cercato e voluto. Per la Procura della Repubblica Patrick Pescollderungg deve rispondere di omicidio volontario. In realtà anche ieri l’uomo - che ha reso una ricostruzione lucida e coerente, senza alcuna contraddizione - ha sostenuto che Maria Magdalena sarebbe morta tra le sue mani per una tragica fatalità legata ad gioco erotico pericoloso, trasformatosi in tragedia in pochi istanti. Patrick Pescollderungg ha raccontato di essere stato un buon conoscente della vittima. «Maria Magdalena - ha detto - era una donna sola, soffriva per questo». Un destino terribile l’ha attesa al varco proprio in occasione delle festività natalizie, quando la solitudine fa sentire maggiormente il suo peso psicologico. Anche per questo la donna gli telefonò, invitandolo a trascorrere qualche ora con lei. I due hanno deciso di fare sesso e sarebbe stata proprio la vittima a chiedere al partner di essere aiutata ad aumentare sensibilmente la percezione del piacere simulando un inizio di strangolamento che avrebbe dovuto essere fermato in tempo. Una pratica che la donna aveva probabilmente sperimentato altre volte. Questa volta però la situazione è sfuggita di mano e la donna ha trovato la morte.

Pescollderungg avrebbe cercato in tutti i modi di rianimare la vittima ma quando si è reso conto che non c’era più nulla da fare è stato preso dal panico ed è scappato rubando alla donna il portafogli. Gli avvocati Marco Mayr e Ivo Tschurtschenthaler ieri non hanno voluto fornire molti altri particolari. Hanno però confermato che l’indagato sarebbe stato solo in casa con la vittima, negando il possibile coinvolgimento di una terza persona. In ogni momento della sua deposizione, Pescollderungg è parso convinto e trasparente. Ma soprattutto sincero e collaborativo. L’avvocato Mayr ha puntualizzato ieri che se il racconto dell’indagato dovesse risultare in tutto e per tutto credibile non si sarebbe in presenza di un omicidio volontario. La Procura pare non essere di questo avviso perché chi accetta di provocare un principio di strangolamento ad una persona non può non mettere in preventivo anche il rischio del dramma non voluto. In questo caso l’omicidio volontario sarebbe contestato con ricorso al cosiddetto “dolo eventuale”. Ieri, durante la deposizione, Pescollderungg non ha avuto una sola parola di pietà per se stesso. «Non si ritiene vittima dell’ingiustizia o della sfortuna - puntualizza l’avvocato Mayr - oggi Patrick è un uomo disperato. Non si capacita per quanto avvenuto ma non si ritiene colpevole di omicidio volontario in quanto non ha mai voluto far del male a nessuno». Dopo la convalida del fermo, il giudice Emilio Schönsberg ha accolto la richiesta del pubblico ministero e ha disposto la custodia cautelare in carcere dell’indagato.















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