bolzano

Disagio giovanile a Don Bosco: «Più servizi e più rete sociale» 

Dopo le violenze in via Resia. L’operatrice di Officine Vispa: «Lavoriamo sempre di più, ma mancano le risorse» Il consigliere di quartiere Mirko Spimpolo: i protagonisti della guerriglia urbana arrivano da altre zone della città  

IL FATTO. Guerriglia urbana in via Resia



BOLZANO. «Il lavoro è sempre di più e le risorse su cui possiamo contare non ci consentono di garantire l’apertura del punto di aggregazione in maniera più continuativa»: l’operatrice delle Officine Vispa sa quanto sia importante il “presidio” di piazzetta Anna Frank, a Casanova, dove ha sede il centro La Vispa, per riuscire a prevenire episodi come quello accaduto domenica, quando una ventina di ragazzi di origine nordafricana si sono dati battaglia, arrivando fino a via Resia, con bastoni e mazze da baseball. Si tratta di un prezioso servizio di sviluppo di comunità, che può contare sull’apporto degli streetworker e dei servizi sociali. Intercettare il disagio dei ragazzi, coinvolgerli in attività, farli crescere in un ambiente di cui si sentano parte integrante.

«È fondamentale fare rete – spiega l’operatrice – e, proprio per questo, è stata istituita “Rete Casanova” che è composta dal comandante della Polizia municipale, dai residenti, dagli assistenti sociali, dagli streetworker e da La Vispa. Casanova è un quartiere particolare: è un esempio di sviluppo qualitativo a livello architettonico, ma chi ha casa lì spesso ci torna solo la sera, dopo una giornata di lavoro. E così, gli spazi vengono occupati da chi al lavoro non ci va. Per questo serve un presidio sociale che si attua solo aumentando le aperture serali, perché manca un punto di aggregazione e di monitoraggio dopo il calare del sole. Il Centro giovani apre solo il venerdì, dalle 18 alle 21, e al bar della piazzetta si svolgono attività come i giochi da tavolo, ma solo a giovedì alternati. Abbiamo visto che si tratta di attività a cui anche i ragazzi più difficili si avvicinano». Ma le risorse sono quelle che sono e, per quanto gli operatori mettano anima e cuore in ciò che fanno, è impossibile garantire una continuità del servizio e del presidio. «La soluzione non è facile – conclude – ma la chiave per riuscirci passa dalla rete e dalla prevenzione».

Pur a conoscenza di situazioni di disagio, in zona, Mirko Spimpolo, membro del consiglio di quartiere Don Bosco, è convinto che i protagonisti degli scontri dell’altro giorno siano arrivati da altre zone della città. «So che in alcune palazzine sono presenti ragazzi con problematiche – spiega – ma ritengo che la guerra tra bande scatenata domenica pomeriggio non sia legata a questa zona della città. Non nego che ci siano stati gli scontri, intendiamoci, ma credo che i protagonisti siano arrivato da altre zone».













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