Il caso

Film filorusso, il Comune di Bolzano invita a non proiettarlo. Caramaschi: «Evitare la propaganda bellicistica»

Il film “Il testimone” sul conflitto in Ucraina in programma il 12 aprile alla serata organizzata dal Cineforum. Ma il sindaco ricorda: «L’amministrazione non ha il potere di censurare spettacoli culturali»



BOLZANO. La giunta comunale di Bolzano ha preso posizione sulla contestata proiezione del film "Il testimone" di produzione russa e organizzata dal "Cineforum Bolzano" per il prossimo 12 aprile, chiedendo al presidente dell'associazione di "valutare l'opportunità di non contribuire" alla "propaganda bellicistica di una parte in conflitto, evitando, di conseguenza, la programmata proiezione, come già avvenuto anche in altre città italiane".

In una lettera, di cui ha dato notizia il sindaco, Renzo Caramaschi, l'esecutivo ricorda che "l'amministrazione comunale promuove la cultura della pace e dei diritti umani (tant'è che più di vent'anni fa ha appositamente creato il Centro Pace) e per questo esprime la sua contrarietà a qualsiasi forma di propaganda bellicistica da qualunque parte in conflitto essa provenga, nel pieno rispetto della libertà di espressione sancita dall'art. 21 della Costituzione italiana".

Invece, osserva la giunta, il film contestato "non pare proprio che possa fungere da strumento di promozione della cultura della pace. Semmai, al contrario, con esso si vorrebbe contribuire a 'giustificare' l'aggressione armata dell'Ucraina perpetrata dalla Federazione Russa, che già tanta distruzione e morte ha cagionato ad entrambi i belligeranti".

A quanti hanno chiesto al Comune un intervento di censura preventiva rispetto alla proiezione del film, il sindaco ha chiarito che l'amministrazione comunale non ha mai avuto "poteri di censurare" spettacoli culturali. Inoltre la proiezione risulta ad "uso privato" dei soci dell'associazione che l'ha programmata. "Anche in questa circostanza va richiamata la libertà di espressione sancita dall'art. 21, primo comma, della Costituzione italiana che vieta - ricorda Caramaschi - solo gli spettacoli e le manifestazioni che siano contrari al 'buon costume'".













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