La Biblioteca civica rifugio per cinquanta senzatetto

Gli operatori preoccupati: «Il secondo piano ormai è un centro d’accoglienza Che il Comune lo riconosca come tale e ci fornisca gli strumenti per gestirlo»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. L'impiegato misura le parole: «Il problema, ormai, non è che la Biblioteca si è trasformata in un centro d’accoglienza o in un albergo diurno, no. Il problema è riconoscerlo». La questione sta lì, immutata, al secondo piano della Civica ed a quanto pare non servono le continue riunioni interne a cui partecipano anche tecnici del Comune (l’ultima la settimana scorsa). «Il primo piano è soprattutto quello dove si chiedono i libri in prestito - spiega un addetto - il secondo quello della lettura e di Internet. Ma noi passiamo parecchio tempo a chiedere i documenti ed a consegnare la chiavi ad una cinquantina di immigrati che aspettano di entrare nei bagni». É il rito che si ripete uguale ogni mattina. Gli stranieri si lavano, qualcuno si fa la barba, c’è chi chiede della carta. «Non possono fare il bucato, glielo abbiamo vietato, ma poi dobbiamo controllare».

C’è anche chi dorme. Il personale tutto fa quel che può. Con assoluta gentilezza e rassegnazione e c’è chi spera che il commissario straordinario - Michele Penta - risolva la questione. Uno si chiede perchè Bolzano che attende un Polo bibliotecario da 60 milioni (all’ex Pascoli Longon), sia ridotto ad accontentarsi di una Civica in parte snaturata. E poi perchè alla Tessmann di via Diaz non succede? Già, perchè? La Tessmann è l'altra biblioteca di Bolzano, provinciale. Mentre la Civica è comunale. Lì, a due passi dal ponte Talvera, sarà anche a causa del degrado generale in cui è ridotto il porticato anni Trenta, tra negozi chiusi e vetrine sporche... fatto sta che la Biblioteca è diventata quello che non doveva essere: un centro diurno. Al primo piano i cittadini leggono, consultano e prendono in prestito libri, al secondo ci si lava e si dorme. Sulle scale qualcuno mangia e c’è anche chi spaccia. «Non è dignitoso - dice chi ci lavora - non lo è per noi, per i cittadini, per la struttura e per gli stessi immigrati. Anche loro non meritano di starsene così». E, allora, provocatoriamente qualcuno chiede di fornire gli strumenti di assistenza visto che, nei fatti, la Civica è ormai da anni un centro di accoglienza improprio. «Che ci forniscano le informazioni di sicurezza, sanitarie, igieniche... per far al meglio il nostro nuovo lavoro». Che, evidentemente, non è più solo quello di gestire una biblioteca. Tra i libri, nei banchi e lettura c'è un mondo. Lingue da ogni dove, passaporti di paesi lontani. Tantissimi profughi si riposano. Ogni tanto, gentilmente, cercando di non spaventarlo, un impiegato si china e tenta di svegliare chi dorme. «Spesso appoggiano la testa sul tavolo, ma c’è anche chi si assopisce contro la finestra e chi cerca caldo vicino al termosifone». Altre volte gli addetti sedano litigi. «Si succede spesso che litighino tra loro». Quando proprio non va chiedono l’intervento delle forze dell’ordine. Molti degli addetti del secondo piano si inventano giorno dopo giorno un altro lavoro mentre gli immigrati entrano e poi ci vivono. Il Comune negli ultimi mesi aveva anche affidato un servizio a “Volontarius” - costato alle casse pubbliche 8 mila euro - servizio che in parte si è rivelato utile ma che «si sarebbe rivelato più efficace se gli fossero stati affiancati altri interventi».













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