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Movida, scaduta l’ordinanza: Caramaschi studia la proroga 

Il provvedimento è terminato il 7 settembre, il sindaco si prende una settimana per riportarlo in giunta con eventuali modifiche per l'autunno. L’assessore Gennaccaro: regole meno severe per i locali 


Paolo Campostrini


BOLZANO. E' scaduta il 7 settembre l’ordinanza anti movida. Quella che ha diviso piazza Erbe tra abitanti temporanei e movimentisti serali che ci arrivano e, dall’altra, abitanti stanziali che non vorrebbero andarsene da casa per il rumore. Scade formalmente ma, nella sostanza, sarà ripristinata. Tempo una settimana, giusto per garantire il rispetto del disciplinare della tempistica relativa alle ordinanze.

A chi spetta farlo? Per legge, al sindaco. Che può agire, in questo caso, anche senza consultare la giunta. «Mi prendo qualche giorno per decidere se prorogarla nei termini estivi o meno» anticipa Renzo Caramaschi. Ma quasi sicuramente non la rimetterà nel cassetto. Troppo prezioso, a suo dire, il punto di equilibrio raggiunto sul tavolo del difficile rapporto tra gli interessi contrapposti nel luogo simbolo della (residuale) vita notturna bolzanina. Dunque arriverà a breve una nuova ordinanza. La vecchia, sottoscritta a inizio luglio, si muoveva dentro due logiche precise: le ore e i giorni. Questi ultimi la limitavano al venerdì, al sabato e alla domenica. Gli orari fissati, dalle 24 alle 5 del mattino. Una finestra temporale caratterizzata fino a quel momento, ed ecco il senso di un intervento di tipo ordinativo, dall’arrivo di gruppi di giovani che, magari neppure frequentavano i locali e che, all’esterno, si dotavano anche di casse acustiche per farle funzionare quasi fino all’alba.

Un’ordinanza che ha tuttavia inciso anche sull’attività dei bar che danno vita alla piazza e che hanno dovuto affrontare uno scoglio spesso non superabile costituito dalla diminuita attrattività delle loro iniziative. In giunta che si pensa? “Spetta al sindaco” dicono gli assessori. Tra questi, Juri Andriollo aggiunge: «Immagino che farà bene. Capisco i problemi legati al divieto di somministrazione in alcuni orari ma il senso dell'iniziativa è conciliare bisogni ed esigenze dei cittadini. Si devono commisurare i divieti al lavoro degli imprenditori della piazza ma anche garantire la vita di chi ha casa e ci dorme». Dunque prende quota il ritorno dell’ordinanza di luglio.

Chi invece si aspetta, non una cancellazione ma almeno una revisione del testo, è Angelo Gennaccaro: «Da poco abito in centro anch'io. Molto vicino alla piazza. Capisco dunque chi vuole riposare in pace. Ma occorre anche porsi il problema del luogo in cui si vive. E se si vive in centro occorre anche accettare la presenza di locali che lo rendono attrattivo». Per alcuni, dunque, ci si potrebbe muovere intorno ad una riduzione degli orari bloccati dall'ordinanza e spostare i divieti. Ma la sensazione è che sarà molto difficile.

«Fino ad ora la norma ha funzionato» si dice negli uffici del sindaco. Ma Gennaccaro teme un ulteriore precipitato del disciplinare anti movida: «Uno dei locali sulla piazza ha già deciso di chiudere e di mettere a disposizione la licenza. La questione ora è questa: chi arriverà al suo posto? Che tipo di gestore? Sarà integrato nelle logiche del centro storico o no?». Insomma, l’assessore pone anche il tema del mantenimento dell'identità “antropologica” del luogo e la sua adesione al tipo di clientela da anni presente. Si tratterà ora di capire anche la durata complessiva del nuovo intervento normativo del sindaco. Se la data di scadenza sarà la massima consentita o se si limiterà al primo periodo autunnale. In ogni caso piazza Erbe non resterà senza la sua ordinanza.

 













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