Oggetti sacri e sete preziose: trovato il tesoro della Sinagoga

Il luogo di culto ebraico era in via Cappuccini: i reperti rintracciati tra New York e Gorizia sulle tracce del rabbino bolzanino Heinrich Hendle. Da venerdì esposti a Castel Roncolo


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Da New York a Vienna e infine a Gorizia. Preziosi reperti dell’antica Sinagoga di Bolzano, ormai scomparsa che si trovava all’inizio di via Cappuccini, permettono di inserire un nuovo tassello nel misterioso puzzle sulla storia della comunità ebraica bolzanina.

Dopo la scoperta, tra gli affreschi di Castel Roncolo, di Simon e Sarah, prima testimonianza artistica della presenza ebrea nel capoluogo, le ricerche della Fondazione Castelli hanno seguito gli indizi di una ricostruzione assai difficile fino agli archivi provinciali di Gorizia. Lì, nascosti nell’oblio, sono emerse preziose sete e oggetti di culto appartenenti agli antichi ornamenti della sinagoga bolzanina; almeno un altro, una corona per rotoli di testi sacri, è tutt’ora conservata nel museo ebraico di New York, e ancora sete pregiate con iscrizioni che rimandano alla comunità bolzanina sopravvivono nel museo ebraico di Vienna. Legami di sangue e rotte di mercanti sulla via della seta hanno permesso di ricostruire con maggiore accuratezza quello che dev’essere stato, con ogni probabilità, l’ultimo rabbinato bolzanino.

Lo spiega con voce quasi rotta dall’emozione il presidente della fondazione castelli, Helmut Rizzolli, durante la presentazione dell’esposizione dei reperti a Castel Roncolo. "All’epoca Bolzano era l’approdo delle vie mercantili verso il nord Europa, le sete arrivavano da oriente fino a Venezia per nave, ma anche da Gorizia, dove si era sviluppata una grande tradizione di allevamento di bachi e produzione locale dei tessuti; i mercanti si spostavano poi sul mercato di Verona, e infine i tessuti pregiati prendevano la via del nord attraverso Bolzano". Era la seconda metà del Settecento, e il commercio fioriva all’ombra di una comunità ebraica guidata dal rabbino Heinrich Hendle, "doveva essere una persona molto importante, abbiamo trovato il suo nome nel registro dei fornitori della casa reale sotto Francesco II". Hendle aveva un fratello di nome Moses, anche lui mercante, che commerciava tessuti pregiati attraverso il Brennero. I due costituirono la rotta sulla quale poi, in senso inverso si mossero le religuie della Sinagoga. Moses comperava la seta da Gorizia per trasferirla poi a Heinrich a Bolzano, che l’avrebbe distribuita grazie alla fiera locale sui mercati del nord. Fino all’anno 1800, quando Heinrich morì, e con lui scomparse ogni traccia di documentazione della Sinagoga. I reperti vennero ripetutamente trasferiti da un punto all’altro, più volte salvati dai bombardamenti e devastazioni delle guerre mondiali, e finirono prima nella Sinagoga di Gorizia e infine nel Museo Provinciale. Lo stesso luogo di culto friulano potrebbe essere, a quanto pare, gemello di quello bolzanino, perché sorto in seguito al viaggio di Rabbi Azulai, il suo fondatore, attraverso l’allora Tirolo e quindi dopo aver visitato la sinagoga bolzanina. I reperti che per la prima volta vognono esposti in pubblico, mostrano la ricchezza e il potere della comunità ebraica che in quegli anni si muoveva liberamente a Bolzano. "Questa città di transito era già all’epoca attraversata da una cultura tollerante – spiega Rizzolli – a differenza di molte altre città qui non c’era un ghetto, e gli ebrei potevano professare la loro fede serenamente da liberi cittadini".

Per l’esposizione dei reperti, patrocinata anche dalla comunità ebraica di Merano con l'appoggio della presidentessa Elisabetta Rossi Innerhofer, Castel Roncolo aprirà al pubblico due nuove sale, a partire da venerdì prossimo, alle 17, e fino alla fine di novembre, sotto il titolo quanto mai azzeccato “Dall’Isonzo al Talvera – I tesori dimenticati della Sinagoga di Gorizia”.

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