il processo

Omicidio Rauch: per lo psichiatra Oberhauser era capace di intendere e volere

Così l’esperto chiamato dal gip: si sarebbe procurato un alibi (una grigliata con amici) e avrebbe portato con sé il coltello. I consulenti della difesa hanno sostenuto il contrario



BOLZANO. Lukas Oberhauser, la sera del 9 marzo 2020, uscendo di casa disse ai suoi genitori: "Vado ad una grigliata con amici". Invece si stava dirigendo ad Appiano, armato di un coltello da cucina, per uccidere Barbara Rauch, di 28 anni, nell'enoteca Bordeauxkeller che la donna gestiva assieme al suo compagno Philipp.

Il dettaglio è emerso oggi, 29 ottobre, nel corso del processo in Corte d'assise a Bolzano a carico del giovane di Terlano, accusato di omicidio volontario pluriaggravato e stalking.

In aula, tra gli altri, è stato sentito anche lo psichiatra Ivano Simioni che aveva svolto la perizia psichiatrica su richiesta del giudice per le indagini preliminari, stabilendo che Oberhauser era capace di intendere e di volere al momento dei fatti. Illustrando i motivi che lo hanno portato a questa conclusione, il perito ha ricordato che Oberhauser si creò anzitutto un alibi con i genitori, dicendo che sarebbe andato a una grigliata, e poi prelevò, dal ristorante di famiglia, un coltello dalla forma e dalle dimensioni tali da poter essere nascosto in tasca.

Non solo, ma il coltello era uno di quelli che venivano usati anche da Barbara Rauch quando la giovane lavorava come stagista in cucina presso quel ristorante.

Inoltre, una volta giunto al Bordeauxkeller, Oberhauser rinunciò per due volte di seguito al suo intendo omicida, prima per la presenza di clienti nel locale e poi per il passaggio casuale di un ciclista, entrando per uccidere la vittima solo quando era sicuro di trovarsi da solo con lei.

In sintesi, secondo lo psichiatra, Oberhauser era perfettamente consapevole di quello che stava facendo.

I consulenti della difesa hanno invece sostenuto il contrario, ricordando i comportamenti patologici, ossessivi e narcisistici, di Oberhauser, che avrebbe perfino minacciato di morte un compagno di cella. La corte, dopo aver ascoltato le testimonianze e rinunciato a disporre una nuova perizia psichiatrica come suggerito dalla difesa, ha rinviato il processo al 30 novembre. La sentenza è invece attesa per il 7 dicembre.













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