Trekking per la Croda Rossa ferita

Mountain Wilderness in quota a difendere il territorio dagli impianti, critiche alla Fondazione Unesco


di Aldo De Pellegrin


SESTO PUSTERIA. Il collegamento fra il Monte Elmo e la Croda Rossa, con la costruzione dei due impianti di risalita "Tre Cime" e "Orto del Toro" e delle relative piste di discesa e di intersezione, avvallato nella sua legittimità normativa anche dalla recente sentenza del Tar di Bolzano che ha sbloccato il proseguimento dei lavori, è ormai praticamente in dirittura d'arrivo. Lo ha constatato fra venerdì e ieri la trentina ed oltre di attivisti di Mountain Wilderness che sono saliti da Passo Monte Croce Comelico al rifugio Prati di Croda Rossa - il maltempo annunciato e puntualmente arrivato li ha costretti a rinunciare alla prevista salita alla Croda Rossa - per testimoniare, anche attraverso la loro ormai famosa "tenda gialla" piantata a mo' di bandiera nei pressi del rifugio, la comunque persistente e pervicace protesta a difesa di un territorio che, secondo loro e le altre forze ambientaliste, rischia di venire aperto ad una speculazione "sciistica" ignorando completamente sia il grande patrimonio Dolomiti Unesco sia ogni normale criterio di salvaguardia ambientale. A confermarlo è il vicepresidente di Mountain Wilderness Giancarlo Gazzola che, da una parte, rivendica l'intervento e l'utilità delle associazioni ambientaliste nel "ridurre", grazie ad una opposizione decisa e determinata, l'impatto ambientale del collegamento Monte Elmo Croda Rossa e dall'altra lancia un monito sia alle forze politiche, altoatesine, bellunesi e venete in generale e soprattutto alla Fondazione Dolomiti Unesco, per fermare la politica di avanzamento operata dalle società impiantistiche che ora guardano, senza nasconderlo, al Comelico ed al Cadore. "Mountain Wilderness - afferma Gazzola - è socio fondatore e sostenitore della Fondazione Dolomiti Unesco, per l'istituzionalità del suo compito di salvaguardia dei territori sottoposti a tutela, ma anche dei suoi immediati dintorni. Con le proteste e le azioni legali contro il collegamento Monte Elmo Croda Rossa siamo già riusciti a salvaguardare la località Negersdorf ed i biotopi "Langbödenle Moos" e "Seikofl" che il primo progetto avrebbe distrutto. Ora pero reclamiamo anche l'attenzione e l'intervento della Fondazione Dolomiti Unesco, oltre che delle forze politiche regionali sull'uno e sull'altro versante di passo Monte Croce, contro questa politica del "cuneo" messa in atto dalle società impiantistiche. Ogni impianto è propedeutico ad uno successivo e con questa tecnica ora si guarda al Comelico, consumando altro prezioso territorio alpino sia all'interno che ai confini dei territorio sotto tutela Unesco. “Potremmo anche valutare l'uscita di Mountain Wilderness dalle sue fila”.













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