Via Fago, chiusa la piscina per la fisioterapia disabili 

Da 7 mesi. Aperte invece le “coperte” Lido, Maso Pieve e Samuele, dove si continua a nuotare Struttura inagibile non solo per gli esterni ma pure per gli ospiti. Società sportive in subbuglio


Davide Pasquali


Bolzano. Ancora chiusa, dopo sette mesi, la piscina coperta del centro disabili di via Fago. Una struttura usata sì anche dagli esterni, ma soprattutto dagli ospiti, soggetti deboli per i quali un bagno in piscina, oltre che come diversivo e toccasana, risulta utilissimo soprattutto per la riabilitazione e la regolare fisioterapia. «Dobbiamo rispettare i protocolli e le indicazioni Covid-19», chiarisce Assb. Ma in città, in questo come in moltissimi altri casi, si sta diffondendo il malumore, specie fra le società sportive amatoriali. Il dato di fatto è che vi sono due pesi e due misure: qui si può, là non si può.

Cominciamo da via Fago. Piscina da sempre nell’occhio del ciclone: prima unica parte dell’edificio non risanata, poi risanata ma con frequenti grossi problemi per il riscaldamento dell’acqua, indispensabile per anziani, disabili, bimbi piccoli dell’acquaticità. Infine, il Covid. «Prevenzione Coronavirus, piscina chiusa fino a revoca», sta scritto sui cartelli all’ingresso. La vasca è vuota. «La piscina è chiusa per motivi di sicurezza», chiarisce la direttrice Assb Liliana Di Fede. «Dobbiamo limitare la frequenza delle strutture da parte degli esterni. E comunque siamo in piena fase di riorganizzazione. Abbiamo bisogno di tranquillità. Per i disabili facciamo comunque una serie di altre attività. Ahimè, non siamo in una situazione di normalità».

Le associazioni sportive, però, si mostrano perplesse. Lo abbiamo già scritto nei giorni scorsi: mentre nelle strutture tedesche e ladine si accede, nelle palestre italiane no. O comunque, in certe strutture sì, in altre assolutamente no. Pare che la carenza di personale non sia ubiqua: qui vale, là no. Qualche esempio, fornito assolutamente a caso: in via Fago niente acquaticità per i bimbi da 3 mesi a 3 anni. Alle scuole Manzoni non si accede, ergo niente corsi professionali di psicomotricità per i ragazzini iperattivi segnalati come casi da seguire. E si potrebbe continuare a lungo. A lasciare perplessi, al contempo, è che altrove si può eccome. Qualche esempio: sono di norma destinati alle associazioni di lingua tedesca, ma gli spazi delle Kunter attualmente sono utilizzati anche da associazioni sportive dilettantistiche in lingua italiana. E alle Marcelline, istituto privato dove, giustamente, per accedere si paga, si possono tenere delle ore di attività. Per non parlare delle piscine: il virus, si chiedono vertici, allenatori e iscritti delle associazioni bolzanine, dovrebbe essere trattato ovunque allo stesso modo. E invece no. Con rigidi protocolli, attualmente sono aperte sia la piscina Samuele di via Guncina, sia quella di Maso della Pieve, sia la coperta del Lido. E allora, al limite, se non si vogliono far accedere gli esterni, in via Fago si ammettano almeno i disabili. Dovesse servire, per igienizzazione e sanificazione si lancia un appello: «Mancano le forze? Associazioni di volontariato rimbocchiamoci le maniche. Ma, per carità, non si neghi la fisioterapia ai disabili».













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