Addio a Bernardi, pioniere dei multisala 

Il commendatore, 95 anni, gestiva Stella e Astra. Aveva affari anche a Brunico, Vipiteno, Ortisei e al Cineplexx  


di Luca Masiello


BRESSANONE. Era una presenza fissa, lungo la via Mercato Vecchio; sempre impeccabile nei suoi completi in giacca e cravatta, d’inverno con l’immancabile Borsalino, il sorriso sempre acceso e quegli occhi chiari che si spostavano da un lato all’altro della strada per salutare chi conosceva, praticamente tutti. Il suo passo affrettato per raggiungere il suo posto di lavoro con il borsello sotto braccio si è fermato pochi giorni fa, quando i suoi 95 anni hanno voluto spegnere quella fiamma che brillava in lui, e concedergli il meritato riposo.

Gino Bernardi - il commendator Bernardi – è stato per diverse generazioni quella persona che spalancava le porte della magia del cinema, spostando quei pesanti tendoni di velluto rosso per trasportare i brissinesi in un mondo ovattato, quello della fiction. Una passione, per lui, che lo aveva colto da giovanissimo, quando nel dopoguerra si era trasferito dalla provincia di Vicenza nella città vescovile assieme alla famiglia, e appena poco più che ventenne si dedicò al mondo della celluloide.

Erano due i cinema che gestiva a Bressanone, lo Stella e l’Astra, ma nel corso degli anni la sua opera non si fermò qui: suoi erano anche i cinema di Brunico, dove arrivò a realizzare addirittura un piccolo multisala, quello di Vipiteno e di Ortisei, ma anche in campo nazionale Gino Bernardi non era uno sconosciuto.

Recentemente insignito premio «Anziani del cinema» per aver svolto l’attività nel settore dal 1946, era anche presidente della categoria, nonché uno dei fondatori della catena di sale “Cineplexx”.

Ma la sua vita non è certo stata tutta dedicata al cinema. Sono stati molti, negli anni, gli impegni che Gino Bernardi ha portato avanti a favore della collettività, anche nel campo dell’associazionismo.

Negli anni Sessanta era presidente dell’Unione sportiva cittadina, infondendo in tanti giovani la passione per la pallacanestro, e per tanti anni era stato presidente dell’Associazione combattenti e reduci. Già, perché l’infanzia del commendatore non era stata certo facile, era stata minata dalla tragedia della guerra mondiale e della prigionia.

Un argomento del quale preferiva non parlare, glissando sui dispiaceri di un passato difficile anche con gli amici più cari; l’unica testimonianza visibile è una pergamena ed una medaglia che gli era stata consegnata a Parigi nel 1981 dalla “Confédération Européenne des Anciens Combattants”, la confederazione dei veterani, a testimonianza dei suoi atti di valore. Un documento che conservava in una nobile cornice nel suo ufficio.

La comunità brissinese si stringerà oggi pomeriggio attorno alla sua famiglia, ai figli Antonio, Gianni e Mariuccia ed ai suoi tanti nipoti, per rendergli omaggio.

E ricordare assieme a tutta la città chi in questa vita è riuscito a donare tanto, anche grazie a quel pizzico di magia che come un raggio polveroso raggiungeva il grande telo bianco da quello stanzino in alto, dove ronzavano i proiettori.

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